Arriva oggi su Rai Uno il film diretto “La bambina che non voleva cantare“, liberamente ispirato al romanzo “Il mio cuore umano” di Nada. La cantante di Gabbro, frazione di Rosignano Marittimo, in provincia di Livorno, che a soli 16 anni diventò una star nazionale cantando al Festival di Sanremo un pezzo entrato nel cuore – e nella testa – di tutti gli italiani come “Ma che freddo fa“, è la protagonista di una fiction che ha intenzione di ricalcare la parabola di una bambina che realmente tutto pensava nella vita tranne che avrebbe finito per fare questo mestiere. Eppure, a soli due anni dal Festival di Sanremo che la fa conoscere a tutto il Paese, nel 1971, all’età di 18 anni, arriva la consacrazione: la vittoria della kermesse in coppia con Nicola Di Bari con il brano “Il cuore è uno zingaro“. Nada, a dispetto dei suoi programmi, si piega ad un destino e ad una vita che la vogliono sul palco da protagonista. L’anno successivo, il 1972, la conferma: il terzo posto all’Ariston con “Re di denari“.



Nada: “Cantavo per fare felice mia madre”

Il titolo del film, quella “bambina che non vuole cantare“, è vero in parte anche nell’età adulta del “pulcino di Gabbro“, se è vero che la carriera di Nada è fatta di clamorosi addii e roboanti ritorni in scena. Quello più celebre è datato nel 1983, quando la cantante toscana sbanca con “Amore disperato“, tra i 45 giri più venduti di quell’anno. In un’intervista pubblicata ieri dal Corriere della Sera, Nada ha spiegato com’è stato possibile che arrivasse a diventare una cantante sebbene non volesse per lei questo tipo di vita. Tutto è riconducibile al rapporto complicato con la mamma: “Il rapporto con mia mamma è stato bello perché c’era un grande amore, ma complicato perché soffriva di depressione da quando sono nata. Ho sempre vissuto tra questi alti e bassi, sempre a rincorrere e capire l’amore di questa donna che mi sfuggiva continuamente perché aveva un problema molto serio. Mia mamma nei momenti di lucidità si appassionò alla mia voce, l’interesse da parte sua nei miei confronti si accendeva quando cantavo. Cantavo per lei, non per me. Eppure non mollava, insisteva, ne aveva fatto una sua ragione di vita finché qualcuno mi ascoltò e da lì partì tutto“.

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