Sono trascorsi 25 anni dall’omicidio di Nada Cella e solo adesso, forse, il caso potrebbe finalmente giungere ad una svolta definitiva. Se ne parlerà stasera nel corso della trasmissione Chi l’ha visto, con tutti gli ultimi retroscena e gli sviluppi sulle indagini. Il cold case ebbe inizio il 6 maggio 1996 con il delitto della 24enne avvenuto nell’ufficio del commercialista Marco Soracco per il quale lavorava. Il nuovo nome oggi presente nel registro degli indagati è quello di Annalucia Cecere, ex insegnante di 53 anni, sulla quale si concentrano i dubbi degli inquirenti.



Nelle ultime settimane sono emersi degli audio di una donna misteriosa rimasta anonima e non ancora identificata, che lascia intendere di aver visto il killer della segretaria di Chiavari. Eppure, come scrive il quotidiano Il Giornale, la chiave dell’intero giallo potrebbe celarsi in una piccola traccia ematica affidata al genetista forense Emiliano Giardina o nel confessionale di una chiesa. Solo 25 anni dopo potrebbe giungere l’attesa svolta. A commentare al quotidiano è stato l’avvocato Sabrina Franzone, che rappresenta la mamma della vittima, Silvana Smaniotto: “Ci speriamo tutti. La magistratura, i consulenti tecnici e tutti quelli che lavorano a questa inchiesta ci stanno mettendo il cuore oltre all’impegno. Si è mobilitata una grande macchina, c’è molta collaborazione tra le parti”.



Omicidio Nada Cella: la svolta grazie ad una confessione?

Nada Cella fu uccisa in modo brutale la mattina del 6 maggio di 25 anni fa: fu colpita per 8 volte sul corpo con un oggetto contundente e sbattuta con violenza contro una superficie piana. L’impatto fu così drammatico da provocarle il fracassamento delle ossa frontoparietali del cranio, portandola alla morte. Nessun segno di effrazione a porte o finestre, sebbene la scena del crimine fu poi alterata dall’arrivo di paramedici e non solo.

Il massacro avvenne tuttavia in modo stranamente ‘silenzioso’ dal momento che nessuno vide o sentì nulla di strano. I vicini riferirono solo di aver sentito “un tonfo” e “l’acqua che scorreva” in bagno. Attorno al caso furono numerosi gli aspetti mai chiariti come ad esempio quello relativo al floppy disk mai rinvenuto: la mamma di Soracco, Marisa Bacchioni, agli inquirenti raccontò che il sabato precedente al delitto Nada si sarebbe recata in ufficio per alcuni chiarimenti su una pratica e prima di andare via estrasse un floppy disk dal computer e lo infilò in borsa. Tra le altre stranezze anche il ritrovamento dopo l’omicidio, all’interno della borsa della vittima del suo libretto di lavoro. Come mai lo aveva con sè? Aveva deciso di licenziarsi? L’avvocato ha commentato: “Anche questo dettaglio non è mai stato chiarito. Sembrerebbe che lo abbia dato Sorraco agli inquirenti e che poi gli stessi, quando hanno restituito gli effetti personali di Nada alla famiglia, abbiano infilato nella borsa anche il libretto del lavoro della ragazza”. Oggi il dubbio è che qualcuno potrebbe conoscere la verità sulla morte di Nada Cella ed il suo killer. Dettagli che potrebbero essere stati custoditi per anni nel confessionale di una chiesa. Quattro preti sarebbero stati invitati a conferire con gli inquirenti ed un sacerdote, secondo La Repubblica, avrebbe iniziato a collaborare. “Chi sa qualcosa o crede di sapere qualcosa perché, magari, glielo ha raccontato un parente, si faccia avanti”, è l’appello che lancia nuovamente l’avvocato della madre.