Non si poteva non trattare l’argomento Nada Cella ieri sera durante la puntata di Quarto Grado e ospite vi era Daniela cella, la sorella della povera donna uccisa 28 anni fa in quel di Chiavari, cold case per cui sembra essere vicina la verità dopo la comunicazione dell’avvio del processo. “Ci speravo che arrivasse il processo – racconta la donna negli studi di Quarto Grado – anche se mi ero già preparata al peggio visto il protrarsi della sentenza che non arrivava, quando mi è stato comunicato il tutto non riuscivo a capire, ero abbastanza scioccata, era uno choc aver ricevuto questa notizia dopo quello che è successo in questi anni”.



E ancora: “Questa volta si sono raccolti tanti indizi che la dottoressa Nutini ha in qualche modo svilito, non tenuto conto, non so… ho avuto quasi l’impressione di una lettura superficiale della cosa. Secondo mi visto il protrarsi di questa indagine così lunga seconda me meritava un’attenzione così diversa”. E ancora: “Il mio desiderio sarebbe andare al 6 di febbraio e incontrarli (i tre imputati ndr), lo ha detto anche mia mamma ma non so se ci sarà, è molto provata, e in una condizione abbastanza… Il mio desiderio comunque è questo al momento, vederli in faccia”.



NADA CELLA, lLE PAROLE DELLA CECERE

Quarto Grado ha quindi mandato in onda anche le parole Anna Lucia Cecere, la donna accusata dell’omicidio di Nada Cella, nonchè una dei tre imputati del processo. E’ lei verso cui si concentrano le accuse più gravi, quelle di omicidio visto che secondo chi indaga, la Cecere avrebbe ammazzato Nada Cella in quanto gelosa del suo posto di lavoro, quello dal commercialista Soracco, e infatuata dello stesso dottore, quindi rivale in amore.

Cerco di affrontare questo momento con coraggio – le parole della donna – e di condurre la mia vita in modo sereno, questo è legato al fatto di essere assolutamente innocente e questo lo grido ad alta voce, mi rincuora ancora il fatto che il giudice Nutini abbia riconosciuto la mia completa estraneità ai fatti, anzi di non aver commesso il fatto. La decisione della corte di Appello non è una condanna anche se mi crea dell’ansia, mi conforta il fatto di essere innocente come avvalorata della prima fase e di poter contare sulla mia difesa puntuale e tenace dei miei avvocati Gabriella Martini e Giovanni Roffo”.



NADA CELLA, LA SORELLA DANIELA IN LACRIME

Daniela cella ha poi ripreso la parola, dicendo: “Io ho una famiglia, ho dei figli e sono una sorella, ma io che sono madre non oso immaginare… io sarei andata oltre a quello che ha fatto mia mamma, io poi per carattere non mi fermo mai e vorrei dire una cosa a mia sorella e lo vorrei dire qui, io ti amo da morire (e lo dice in lacrime ndr)”.

Gianlugi Nuzzi cerca di farle forza: “Speriamo che questo sia il momento buono… ma mi dici un piccolo ricordo di Nada, perchè vorrei che conoscessi la bellezza di questa famiglia”. Daniela Cella ha spiegato “Io mi ricordo con mia sorella sdraiata su una panca d’angolo che aveva costruito mio padre, io ero quella che stuzzicava sempre poi ad un certo punto mia sorella mi diceva di lasciarla stare, mio padre non mi ha mai sfiorato e in quell’occasione mi ha dato una pacca sul sedere, avevo esagerato. Mi ricordo che eravamo bambine e fuori nevicava”.

NADA CELLA, LA MAMMA SILVANA: “SE POTESSI INCONTRARE MIA FIGLIA…”

Infine le parole della mamma di Nada Cella, la signora Silvana, che da 28 anni si batte per la verità. “Non puoi immaginare quando mi è arrivata la notizia, ero contenta, se così si può dire, comunque mia figlia non c’è più. La sensazione è che uccidere mia figlia sia stata la Cecere e che loro sapessero (riferendosi a Soracco e alla madre, gli altri due imputati). O che han visto qualcosa… per me loro sapevano, e sono doppiamente colpevoli, avevano lì una ragazza per cinque anni, poi è successo quello che è successo… è da criminale non dire niente se sapevano. Ad Anna Lucia Cecere cosa vorrei dire? Tante cose ma mi limito solo a dirle se si rende conto di quello che ha fatto”.

“Non l’ho mai incontrata lei, mentre Soracco l’ho incontrato più volte, un giorno quasi andava per terra per scavalcare delle biciclette e non incontrare me che ero seduta su una panchina, come se avesse rispetto. Della madre non dico niente per rispetto della sua età ma dovrei dire tante cose”. E ancora: “Dicono che la speranza è sempre l’ultima a morire, speriamo. Se potessi dire qualcosa a Nada adesso? Le direi tante cose… se potessi parlarci…”, conclude visibilmente commossa.