Federica Sciarelli e la trasmissione Chi l’ha visto, anche stasera faranno ritorno sul caso di Nada Cella, l’omicidio della giovane 24enne uccisa a Chiavari 25 anni fa ed ancora senza il nome di un assassino. Ad attendere la verità è Silvana Smaniotto, mamma della ragazza uccisa nello studio del commercialista Marco Soracco dove lavorava. La donna ha in serbo tante domande in attesa di una risposta da 25 lunghissimi anni che per la donna hanno rappresentato un vero e proprio ergastolo.



Le prime risposte potrebbero arrivare nei prossimi mesi. È quanto rivela il quotidiano La Stampa, secondo il quale il primo responso scientifico sul cold case di Nada Cella arriverà solo a febbraio, quando il super genetista Emiliano Giardina (lo stesso che isolando ‘Ignoto 1’ riuscì a risolvere il caso Yara Gambirasio) depositerà in procura la maxi consulenza su 20 reperti trovati nell’ufficio di via Marsala in cui il 6 maggio 1996 fu commesso il delitto della giovane segretaria.



Nada Cella, si allungano i tempi: indagini in corso

L’esperto è a caccia di Dna sui diversi oggetti appartenuti a Nada Cella e su campioni di sangue che vennero isolati all’epoca. L’obiettivo dei magistrati di Genova è quello di collocare sulla scena del crimine il giorno del delitto Annalucia Cecere, ex maestra 53enne oggi indagata per omicidio volontario dopo la riapertura del caso di Nada Cella. Non solo la consulenza del genetista ma anche quella degli specialisti dell’Ert (esperti rilievi tracce) della polizia scientifica i quali dovranno accertare se le tracce trovane nel sottosella dello scooter Piaggio Free blu dell’indagata siano di Nada Cella o della stessa Cecere. Per i primi risultati però, in questo caso occorrerà attendere addirittura la prossima primavera.



“Tempi lunghi”, dunque, come fanno sapere dal nono piano del palazzo di giustizia. Ma come si è giunti al motorino sequestrato 25 anni dopo? Tutto è stato possibile grazie a una telefonata trovata nei brogliacci dell’epoca e che colloca l’ex insegnante in sella a un motorino la mattina dell’omicidio di Nada Cella. A fare la telefonata tre mesi dopo fu una donna rimasta anonima e che disse di aver visto la Cecere sotto lo studio dove si consumò il delitto “sporca” e “mentre cercava di infilare qualcosa sotto al motorino”. Le indagini si concentrano anche sulla donna rimasta ad oggi anonima e la cui testimonianza potrebbe essere determinante in vista di un possibile processo indiziario nei confronti dell’indagata.