Nella premessa alla Nadef 2023, Giancarlo Giorgetti riassume le linee guida della politica economica e fiscale del Governo che saranno alla base della prossima Legge di bilancio. L’Esecutivo, spiega il ministro dell’Economia, basa la propria strategia “sull’individuazione di un punto di equilibrio tra sostegno alla crescita, agli investimenti e al potere d’acquisto delle famiglie italiane, da un lato, e disciplina di bilancio e riduzione del rapporto debito/Pil, dall’altro”. Guardando alla manovra, Giorgetti spiega che “in una situazione in cui la finanza pubblica è gravata dall’onere degli incentivi edilizi, dal rialzo dei tassi di interesse e dal rallentamento del ciclo economico internazionale, è necessario fare scelte difficili. Il Governo ha optato per misure che affrontino i problemi più impellenti del Paese – l’inflazione, la povertà energetica e alimentare, la decrescita demografica – promuovendo al contempo gli investimenti, l’innovazione, la crescita sostenibile e la capacità di reagire dell’economia”.
Secondo Luigi Campiglio, Professore di Politica economica all’Università Cattolica di Milano, «le condizioni perché il punto di equilibrio perseguito dal Governo venga centrato ci sono, ma in economia sono fondamentali le aspettative, cui è possibile dare un riferimento importante tramite un’azione che non richiede sforzi imponenti. Credo che sarebbe davvero un notevole passo in avanti».
Professore, a che cosa si riferisce? Qual è il riferimento su cui poter basare aspettative positive per l’economia italiana?
Mi sembra che nella premessa della Nadef si parli troppo poco, come del resto avviene anche nel dibattito pubblico, del Pnrr. Sarebbe apprezzabile un qualche monitoraggio interno al Governo, reso accessibile all’opinione pubblica, sull’andamento della spesa di questi fondi europei. Se il mondo politico non ha un incentivo a compiere questo tipo di operazione di comunicazione è poi l’opinione pubblica a brancolare nel buio. Un po’ come sta avvenendo nel caso del “trimestre anti-inflazione”, che è certamente un’iniziativa meritoria, ma su cui, a mio avviso, non si sono date abbastanza informazioni. Capisco che non è facile come a dirsi, ma dati condivisi sull’attuazione del Pnrr possono essere un incentivo a fare meglio e diffondere un clima di aspettative positive. Non dobbiamo poi dimenticare che l’attuazione del Pnrr ha un effetto diretto non solo sulla crescita del Pil.
Quale altro effetto ha?
Quello di concorrere ad aumentare la produttività, che in Italia resta ancora bassa. Occorre aumentare il potenziale produttivo, materiale e immateriale, del Paese e questo lo si può fare anche tramite gli investimenti del Pnrr destinati alla realizzazione di infrastrutture, anche digitali. Se non si agisce in questa direzione, la produzione di qualità non aumenterà e la crescita italiana resterà di fatto bloccata.
Giorgetti spiega che “il Governo intende promuovere ulteriormente la genitorialità e sostenere le famiglie con più di due figli”. Cosa ne pensa?
Letta così sembrerebbe ci sia l’intenzione di intervenire solo a favore delle famiglie con più di due figli. Di per sé sarebbe anche giusto, risponderebbe alla logica del quoziente familiare, ma se si vuole cercare di incentivare la natalità bisognerebbe intervenire anche su chi ha meno figli. Bisognerebbe aiutare anche le coppie che non si possono permettere la nascita di un figlio.
Nella premessa della Nadef viene spiegato che nella Legge di bilancio si comincerà ad attuare la riforma fiscale, con il passaggio a tre aliquote per l’Irpef e una complessiva riduzione della pressione fiscale sulle famiglie, dal momento che la riforma sarà “solo parzialmente coperta da una revisione delle spese fiscali”. Cosa ne pensa?
Appare un intervento meritorio, anche se qualche elemento in più sarebbe stato utile. Se, come riportato dalla stampa, le detrazioni e le deduzioni fiscali venissero ridotte per i redditi sopra i 100.000 euro e al contempo venisse ridotta l’aliquota Irpef per i redditi fino a 28.000 euro, il risultato finale sarebbe una diversa distribuzione del carico fiscale a favore delle fasce di reddito medio e medio-basso che sarebbe positiva. In Spagna, infatti, l’inflazione è rimasta contenuta e l’economia cresce più che da noi grazie anche a una redistribuzione significativa a vantaggio dei redditi medi e medio-bassi.
Quest’ultimi, in Italia, godrebbero anche della proroga del taglio del cuneo fiscale. Ma com’è possibile che un intervento di redistribuzione dei redditi abbia un effetto così positivo come avvenuto in Spagna?
Me lo sono domandato anch’io, ma al momento posso solo rispondere trasmettendole una mia impressione. Fatto al momento giusto, e lo sarebbe ancora, un intervento di redistribuzione consente di continuare nella normalità di spesa, di tenore di vita, senza interruzioni dovute a shock esterni. Di fatto si riesce a mantenere invariato il potere d’acquisto e questa “barriera” consente all’economia di proseguire su un sentiero che se è di crescita continua a essere tale, perché le aspettative non vengono stravolte. In Italia, al momento possiamo vantare un aumento dell’occupazione, ma quello che poi conta è il reddito, che vuol dire potere d’acquisto. Vorrei dire un’ultima cosa sul taglio delle tax expenditures.
Prego.
Mi domando se non fosse meglio destinare le risorse derivanti dalla revisione delle spese fiscali alla sanità. Sarebbe un modo per rafforzare il sistema sanitario a vantaggio dei ceti più fragili.
(Lorenzo Torrisi)
— — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.