Chi è Nadia Abubacker?
Nadia Abubacker è la moglie del comico Paolo Rossi. Lei è un’artista eritrea e non conosciamo il suo volto per via della sua totale riservatezza e per la mancanza di social network. A causa di questo alcuni pensano persino che non esista. Invece la donna esiste eccome e non solo ha sposato il comico nel 2002 ma lo ha anche fatto diventare papà per la terza volta. Secondo Paolo, la loro storia d’amore era quasi predestinata; pare infatti, da quello che aveva dichiarato a La Repubblica che un tempo il nonno gli avesse parlato delle donne eritree, Paolo racconta: “Un destino, perché tra l’altro mio nonno ha vissuto per un certo periodo in Eritrea, e decantava la bellezza delle donne di li”.
In ambito lavorativo, pare che Nadia abbia a che fare col mondo del teatro e spesso il suo nome è apparso in alcuni spettacoli di Rossi come corista e attrice, tra questi c’è anche lo spettacolo “Scatafascio”, andato in onda su Italia 1 tra il 1997 e il 1998. I due vivono ancora insieme e hanno coronato il loro amore con l’arrivo del primogenito di Nadia (ma terzo figlio di Paolo): Shoan Rossi.
Nadia Abubacker, il figlio Shohan e gli insegnamenti sul razzismo
Dopo essersi sposati nel 2002 Nadia Abubacker e il comico Paolo Rossi hanno avuto un figlio, Shohan Rossi. Il bambino date le origini eritree della madre, è nato con una carnagione olivastra; nella società di oggi purtroppo il razzismo è ancora molto presente e sia Nadia che Paolo hanno sempre voluto non solo tutelarlo e proteggerlo dall’ignoranza ma soprattutto fargli comprendere quanto sia sciocco il razzismo e sdrammatizzarlo. Per compiere questo momento educativo nei confronti del figlio, il comico racconta di aver visto insieme al figlio e alla moglie Nadia, un film su alcune donne di colore.
Dopo la visione del film, Paolo ha portato il figlio in un bar e li ha cercato di trasmettergli qualcosa di educativo in merito al razzismo, ma a modo suo. Il comico racconta: “Ci sediamo al bar, io ero serissimo, con l’espressione da razzista: “Lo sai che non sei bianco vero?”. “Non sono neanche nero papà”. “I tuoi fratelli come sono?”. “Bianchi”. “Vi tratto diversamente?”. “No, ugualmente, però io non sono nero, sono olivastro, in classe c’erano dei pugliesi uguali a me”. A quel punto scoppio a ridere, lui capisce e mi manda a quel paese. Da li siamo riusciti ad affrontare un discorso serio”.