Nadia Toffa è rimasta in silenzio nel suo ultimo anno di vita, ma solo pubblicamente. È rimasta al timone de “Le Iene” fino a quando quella malattia atroce che ha combattuto, il cancro al cervello, non ha fatto peggiorare le sue condizioni di salute, ma intanto ha raccolto i suoi pensieri e li ha lasciati nel diario dei suoi ultimi giorni, prima di morire. «Ho energia da far impallidire la Via Lattea», scrive in “Non fate i bravi”, in uscita a metà settimana e di cui Repubblica fornisce un’anticipazione. Quell’energia non è bastata a salvarla, ma è stata una importante lezione di vita per tutti. E lo è tuttora. Il video registrato per “Le Iene” non è il suo testamento, ma solo una parte. L’altra è appunto il libro con il quale ha voluto salutare e salutarsi. «Il vero viaggio è quello dell’anima, il resto è di passaggio, ha una data di scadenza». Parla anche dei «coglionauti», quelli che l’hanno attaccata per aver portato la sua malattia in tv. Ma quello era anche un modo per non sentirsi sola. «Mi butto per non buttare la vita». E infatti ci sono persone che pur vivendo la buttano, mentre lei non l’ha fatto, l’ha vissuta al massimo delle sue possibilità.



NADIA TOFFA, IL DIARIO DEGLI ULTIMI GIORNI “IL VERO VIAGGIO È QUELLO DELL’ANIMA”

Nadia Toffa non si è mai rassegnata, infatti è ricordata anche per il modo in cui ha affrontato il tumore. «Una piccola parte della vita sono eventi che accadono, tutto il resto è come reagisci». La chemio sembrava averla guarita, è tornata in tv ed è rifiorita, poi è arrivata la ricaduta, il dolore insopportabile e la fine che si avvicinava. Più il tempo passava e più diventava prezioso. «Il dolore ci rende più profondi, più forti. Non deve sopraffarci, dobbiamo girargli intorno per avere un controcampo». Nel suo diario degli ultimi giorni Nadia Toffa parla della vita, a cui vuole «un bene inesauribile», e la descrive «leggera come la pietra pomice, sembra pesante, ma galleggia». L’hanno insultata e offesa e lei scriveva: «Scimmie che saltellano qua e là. Alzano la voce. Ignoranza dilagante. Fogna a cielo aperto. Che olezzo assordante». E poi: «Ci vendicheremo diventando amici dei nostri nemici». Può sembrare assurdo ma in questo libro ha scritto una sola volta la parola malattia. C’è invece il suo addio che in realtà è un arrivederci: «Mi nasconderò in un pezzo di vetro, minuscola particella di un desiderio sprecato, mai espresso. Rimarrà sospeso nel pianeta dei pensieri. Mi troverete là».

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