E’ trascorso oltre un mese dalla morte di Nadia Toffa, la giovane giornalista bresciana, conduttrice e inviata de Le Iene morta all’età di 40 anni dopo aver lottato come una leonessa contro un tumore. Nel suo lungo percorso in cui sperava con tutte le sue forze di potercela fare, Nadia ha sofferto in maniera inaudita ma non ha mai pensato di arrendersi. A rivelarlo, alla vigilia della sentenza della Corte Costituzionale sul fine vita, è stato don Maurizio Patriciello, il prete simbolo della Terra dei Fuochi, amico della giornalista nonché colui al quale Nadia Toffa aveva affidato il compito di celebrare le sue esequie. In una intensa riflessione rilasciata a Famiglia Cristiana nel numero da domani in edicola – ed anticipata oggi da Il Messaggero -, don Patriciello rivela: “Nadia Toffa è stata una persona speciale perché, nonostante le sofferenze fisiche e morali causate da un tumore al cervello, non ha mai perso la speranza. E mi sembra giusto ribadirlo in questi giorni in cui si discute di suicidio assistito, un’idea a lei totalmente estranea. Per Nadia, alla quale il Signore è stato certamente vicino, la malattia era un nemico da sconfiggere nella consapevolezza della sacralità della vita”.



NADIA TOFFA, MAI PENSATO AL SUICIDIO

Nadia Toffa, dunque, non pensò mai realmente al suicidio. Questa non fu mai un’ipotesi contemplata dalla giornalista malgrado le forti sofferenze. Di contro, fino alla fine la “iena” ha sempre affrontato il suo calvario dando speranza e coraggio a chi stava condividendo il suo stesso percorso, lasciando in eredità un messaggio a dir poco importante. “Sdoganò la parola cancro pronunciandola a viso aperto in televisione: una prova di forza e un incoraggiamento alle tante persone affette da questo male che, condizionate da una società spesso superficiale e spietata, ne hanno quasi vergogna, nel timore di essere emarginate”, ha proseguito don Patriciello. “Ha taciuto soltanto quando le sono venute meno le forze, ma nei nostri discorsi e nei messaggi che ci siamo scambiati non si è mai lamentata”, ha poi aggiunto, asserendo che ora sente il bisogno di rendere pubblico il percorso spirituale che insieme hanno condiviso, proprio nel momento in cui si parla di suicidio assistito.

SUICIDIO ASSISTITO: L’INSEGNAMENTO DELLA IENA

Tema a dir poco delicato, quello legato al fine vita ma sul quale don Patriciello, il parroco che ha celebrato a Brescia i funerali di Nadia Toffa, ha voluto riflettere in maniera approfondita. “Mi rendo conto che le sofferenze possano spingere una persona ammalata, magari in un momento di sconforto, a desiderare la morte, ma non posso accettare una legge che sancisca questa decisione estrema”, ha dichiarato. “Penso che, anche nei casi disperati, una soluzione positiva sia sempre possibile e lo dico per esperienza personale. Dieci anni fa, infatti, ero certo che sarei morto di leucemia, quando la malattia inspiegabilmente regredì. Oggi sto bene e lo devo, oltre che ai medici, all’aiuto divino. Insomma, non bisogna mai perdere la speranza e la forza di lottare contro il male. È questo il messaggio lasciato da Nadia”, ha chiosato, dedicando un ultimo messaggio alla “iena” prematuramente scomparsa.

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