Cristina Donadio, amata dal pubblico per aver interpretato Scianèl di Gomorra, racconta la sua battaglia contro il cancro in “La scelta”, in anteprima alla Mostra del cinema di Venezia. La storia è tratta dall’esperienza personale della 58enne attrice napoletana. Aveva tenuto la notizia riservata, poi ha deciso di parlarne, per lo stesso motivo per il quale Nadia Toffa ha deciso di condividere la sua battaglia. «Un’attrice ha la responsabilità di raccontare un sentimento che accomuna tutte le donne, riguardo ad una malattia che tendiamo a nascondere per pudore o vergogna», ha detto a Io Donna. La giornalista bresciana, morta all’età di 40 anni, era stata criticata perché definita “guerriera”. Ma si può vincere la malattia con la forza di volontà per Cristina Donadio. «È stata massacrata quando lo ha definito “dono” quando sapeva che non sarebbe guarita perché non poteva vincere il tumore al cervello, ma il pubblico non ne era a conoscenza». E a proposito di come ha vissuto Nadia Toffa la malattia, l’attrice ha spiegato: «Ogni essere umano affronta il dolore a modo suo e in questo tema ci si dovrebbe incamminare in punta di piedi perché c’è sempre qualcuno vicino a te che in quel momento sta vivendo a contatto con la malattia personalmente o conosce qualcuno che ci sta lottando».
CRISTINA DONADIO, DA NADIA TOFFA ALLA SUA BATTAGLIA COL CANCRO
Il cancro al seno per Cristina Donadio è arrivato durante la stagione di Gomorra, ma ha deciso di tenerlo nascosto a tutti quando ha scoperto di averlo. «Mi sono andata ad operare nei quattro giorni di stop del set per poi tornare subito al lavoro dopo quella piccola convalescenza», ha raccontato a Io Donna. Si è anche sottoposta alle chemio. Di ritorno dalle terapie preparava spesso dolci a casa: «Anche se a causa della nausea spesso non potevo toccarli, mi davano un senso di normalità e tranquillità». Come Nadia Toffa, anche lei voleva essere trattata con normalità. «Andrebbe detto a chi vive con un malato di non cambiare il suo sguardo, ma purtroppo inconsciamente succede e io non volevo essere trattata in modo diverso». La forza per superare tutto questo gliel’ha data anche suo figlio Chicco, che però all’anagrafe si chiama Antonio e che lei continua a chiamare così. Lo definisce il suo «miglior amico» e racconta: «È nato nel giorno del mio sedicesimo compleanno quando ancora andavo a scuola, nel pieno dell’incoscienza».