Quello che si temeva è successo. Dopo aver ammassato le sue truppe sui confini, l’Azerbaijan ha dato il via a un’azione militare in Nagorno Karabakh, giustificandola come rappresaglia nei confronti di provocazioni armene, sbandierate come casus belli ma che in realtà sono solo fake news. Dopo aver bloccato a lungo il corridoio di Lachin e ridotto alla fame la popolazione armena della regione gli azeri hanno cominciato a sparare. Alcuni fonti parlano già di 25 morti. E la situazione potrebbe precipitare ulteriormente.
“È necessario dare un forte messaggio politico di condanna da parte della comunità internazionale – dice Tsovinar Hambardzumyan, ambasciatrice dell’Armenia in Italia – e adottare immediate sanzioni nei confronti del Paese che la sta ignorando”. Negli ultimi mesi sono stati lanciati diversi appelli, anche da parte dell’Unione Europea, per garantire l’accesso di merci e persone nell’Artsakh (o Repubblica del Nagorno Karabakh), sempre inascoltati. Nessuno però ha preso provvedimenti concreti per scoraggiare gli azeri dal continuare il blocco del corridoio. Ora hanno cominciato a usare le armi, sostenendo di aver avvisato il comando dei soldati russi che lì svolgono un’azione di peacekeeper. In realtà, come ha riferito la rappresentante del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova, l’Azerbaijan ha comunicato l’inizio delle misure antiterrorismo contro gli armeni in Karabakh solo pochi minuti prima dell’inizio delle ostilità.
Proprio dalla reazione della Russia potrebbe dipendere come si svilupperà la situazione. Il ministro degli Esteri armeno, intanto, ha sollecitato i partner internazionali e l’Onu affinché mettano fine all’aggressione. E mentre il segretario di Stato Usa Blinken propone colloqui con tutte la parti in causa, la Francia chiede una riunione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. A Jerevan, invece, la capitale armena, i manifestanti avrebbero cercato di prendere d’assalto il palazzo del Governo.
Ambasciatrice, cosa sta succedendo in Nagorno Karabakh? Qual è l’entità degli attacchi?
L’Azerbaijan stava ammassando da giorni armi e truppe sul confine con l’Armenia e intorno al Nagorno Karabakh. Secondo un loro schema di comportamento, gli azeri quando preparano un attacco lo fanno anche attraverso la propaganda: per settimane hanno continuato a dire che gli armeni avevano aperto il fuoco sulle loro postazioni sia sul confine tra Armenia e Azerbaijan che intorno al Nagorno Karabakh. Sia il nostro ministero della Difesa che quello del Nagorno Karabakh hanno respinto le accuse dicendo che si trattava solo di fake news.
Mentre concentravano le truppe il corridoio di Lachin restava comunque bloccato?
Gli azeri continuavano a dire che per sbloccarlo bisognava fare lo stesso anche con il corridoio di Agdam-Stepanakert. Nelle ultime ore hanno aperto entrambi i corridoi per poter entrare tranquillamente in Nagorno Karabakh con i soldati. Dopo nove mesi in cui hanno bloccato gli accessi, alla fine li hanno aperti per questa azione militare: hanno scatenato un’aggressione su larga scala.
Come si difende il Nagorno Karabakh?
Ci sono unità di difesa il cui obiettivo è di garantire la sicurezza della popolazione civile. L’Azerbaijan, intanto, sostiene che la vicenda è una questione interna e che tocca agli stessi azeri risolverla.
Qual è lo scenario che ci troveremo di fronte: l’Azerbaijan che entra e occupa il Nagorno Karabakh?
L’unico scopo dell’Azerbaijan era un nuovo genocidio o almeno una pulizia etnica. Togliendo alla popolazione cibo, elettricità, gas, generi di prima necessità sperava che la gente abbandonasse il Paese. Invece ha resistito.
Quindi la paura adesso è che la pulizia etnica la facciano con le armi?
Hanno cercato di realizzarla senza spargere sangue, perché di per sé è una cosa difficile da far digerire a livello internazionale. Il problema è che all’Azerbaijan è permesso tutto. Perché la Russia dopo la guerra in Ucraina è considerata criminale, un regime dittatoriale, mentre quello che stanno facendo gli azeri è accettabile?
L’Azerbaijan sfrutta la sua posizione strategica e gli interessi sul gas da parte della Russia e dell’Unione Europea?
Il gas russo ora viene comprato attraverso l’Azerbaijan alimentando un altro dittatore.
L’Armenia come si comporterà? È possibile una nuova guerra tra Jerevan e Baku?
L’Armenia non può restare indifferente: lì ci sono civili, donne e bambini, e alla fine sono nostri connazionali. Speriamo che questa volta la comunità internazionale riesca a fermare l’aggressione militare. Le dichiarazioni fatte finora non hanno aiutato. Aliyev, il presidente dell’Azerbaijan, le ignora totalmente. L’unica via per condizionare questo dittatore sono le sanzioni.
L’area teatro di questa situazione di tensione è strategica e suscita l’interesse di molti attori, oltre alla Russia e alla Ue, anche la Turchia, ad esempio. Come possono incidere sulla vicenda?
I russi hanno dei soldati nella zona con il ruolo di peacekeeper, gli azeri hanno detto di averli avvisati di quello che stavano facendo, così come avrebbero avvisato il centro di monitoraggio russo-turco. La Turchia ha sempre appoggiato apertamente l’Azerbaijan in campo politico, militare, sotto tutti gli aspetti. Aspettiamo di capire, invece, che posizione prenderà Mosca. Per quanto riguarda l’Unione Europea, che ha interessi relativi al gas e al petrolio, finora ha taciuto facendo finta di non vedere, di non sentire. In occasione del gravissimo assedio che per nove mesi ha affamato un’intera popolazione ha rilasciato delle dichiarazioni di condanna, non prendendo però nessun’altra iniziativa.
La speranza è che almeno l’Occidente le sanzioni le metta?
Certo.
Ma qual è il motivo per cui l’Azerbaijan si comporta così nei confronti del Nagorno Karabakh?
Fare pulizia etnica, svuotare la regione e liberarsi del problema, cacciare la popolazione. L’Azerbaijan ha dichiarato che apre un corridoio umanitario per permettere alla popolazione civile di andarsene. Vogliono questo territorio ma senza la gente.
Come si può evolvere la situazione ora?
Se anche stavolta l’Occidente non ferma l’Azerbaijan, questa può diventare l’occasione per una terza guerra mondiale. Già abbiamo una situazione molto polarizzata in tutto il mondo. In questo scenario ci sono la Russia e l’Occidente, è coinvolta la Turchia ma anche gli altri Paesi che sostengono gli azeri. Spero che il mondo occidentale lo capisca.
(Paolo Rossetti)
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