Non solo la guerra in Ucraina. C’è un’altra zona nella quale rischia di riaprirsi un conflitto, ancora una volta con la Russia protagonista. Parliamo della regione del Nagorno-Karabakh, tra Armenia e Azerbaigian, che si contendono la zona. Le autorità armene hanno parlato di situazione “tesa” nella regione, proponendo alle autorità di Baku di collaborare per “un accordo di pace globale”.



Nella regione del Nagorno-Karabakh, poco più di un anno fa si è svolto un conflitto tra Amernia e Azerbaigian, guidate rispettivamente da Russia e Turchia. A trionfare nel conflitto, gli azeri. Da Mosca accusano Baku di aver violato l’accordo di cessate il fuoco del 2020, lanciando attacchi con i droni. L’Azerbaigian respinge l’accusa e la rimanda al mittente. La nota delle autorità armene recita: “Richiamando l’attenzione della comunità internazionale sul rischio di scontri militari in Nagorno-Karabakh e al confine tra Armenia e Azerbaigian, il Consiglio di sicurezza armeno ritiene che debbano essere attivati meccanismi internazionali di deterrenza al fine di prevenire una nuova escalation militare nella regione e una pulizia etnica”. La situazione della popolazione locale preoccupa: si rischia infatti di avere nuovamente migliaia di morti e feriti, come poco più di un anno fa.



Nagorno Karabakh, la dura situazione della popolazione locale

Giulio Centemero, deputato della Lega, ha parlato della situazione in Nagorno Karabakh ai microfoni di Askanews: “Mi rincresce constatare che nell’attuale già drammatica situazione internazionale, si sia aperto un secondo fronte nel Caucaso meridionale, mettendo gravemente a rischio la pace e la sicurezza dell’intero continente europeo.

Secondo quanto si apprende da fonti di stampa si sono verificate diverse azioni di conflitto nel territorio del Nagorno – Karabakh in violazione della tregua stipulata il 9 novembre 2020, che hanno provocato morti e feriti. Siamo di fronte al perpetrarsi di una crisi umanitaria severissima che sta colpendo duramente la popolazione del Nagorno – Karabakh, rimasta persino senza gas naturale per circa un mese a causa del danneggiamento dell’unica condotta di rifornimento. È necessario che riprendano costruttivamente i negoziati di pace e si abbandoni la via della violenza”.