Radja Nainggolan, centrocampista della SPAL, si è raccontato al Corriere della Sera: dall’infanzia alla carriera nel mondo del pallone. I momenti duri della sua vita sono stati numerosi. “Ho nella testa e nell’anima le sofferenze che ho vissuto da ragazzo. Eravamo poveri, mia madre faceva le pulizie e mille lavori extra per sostenerci. Mio padre ci ha lasciati che ero giovanissimo. Mi sono sacrificato per diventare quello che sono, guadagnare e far vivere bene i miei cari che come me e con me hanno sofferto”, ha ammesso.
Al suo fianco c’è sempre stata Riana, la sua sorella gemella. “È la persona più importante della mia vita, insieme abbiamo sofferto e gioito. E ne abbiamo passate tante. A me confidò per primo di essere lesbica, era impaurita. La rassicurai: doveva essere felice e non pensare al giudizio degli altri. Fregatene, le dissi. Goditi le tue emozioni fino in fondo”, ha ricordato.
Nainggolan: “Mia famiglia povera, ho sofferto”. La carriera
Anche la carriera di Radja Nainggolan è stata caratterizzata da alti e bassi, soprattutto in virtù delle numerose bravate commesse. In passato Walter Sabatini lo ha perfino definito un “delinquente” per questo motivo. “Non rinuncio a vivere. Posso anche bere un po’ la sera, l’importante è poi andare in campo a tremila. Di shottini ne bevo anche venti, poi vado in campo lo stesso. Si racconta che creavo problemi negli spogliatoi, ma da Piacenza, al Cagliari, alla Roma e all’Inter ho avuto buoni rapporti con tutti”.
Una follia su tutte, però, gli costò cara a livello mediatico. “Ovunque ho fatto cavolate. A Roma arrivavo in ritardo, ci sono stati video in cui di sera ero poco lucido e poi quel famoso Capodanno a casa mia. Lo ricorderò per tutta la vita. I miei video ubriaco, che fumavo e dicevo parole fuori posto fecero il giro del mondo. Fui attaccato da tutti, la Roma andò su tutte le furie. E avevano ragione”, ha concluso.