GUERRA (DI NERVI) CINA-USA DOPO LO SBARCO DI NANCY PELOSI A TAIWAN

«La nostra visita ribadisce che l’America è con Taiwan: una democrazia solida e vivace e il nostro importante partner nell’Indo-Pacifico»: la prima dichiarazione di Nancy Pelosi da Taiwan non è certamente la più “diplomatica” possibile nel pieno di una guerra (per ora solo di nervi) tra Cina e Stati Uniti. L’aereo della speaker Usa dopo settimane di “rumors” è alla fine sbarcato rendendo ufficiale la permanenza della leader dem sul suolo considerato “di proprietà” di Pechino. «Le nostre discussioni con la leadership di Taiwan riaffermano il nostro sostegno al nostro partner e promuovono i nostri interessi condivisi, incluso il progresso di una regione indo-pacifica libera e aperta», rilancia ancora su Twitter Nancy Pelosi, anche se poi sottolinea come «La nostra visita è una delle numerose delegazioni del Congresso a Taiwan e non contraddice in alcun modo la politica statunitense di lunga data, guidata dal Taiwan Relations Act del 1979, dai Comunicati congiunti USA-Cina e dalle Sei assicurazioni».



Accolta con tutti gli onori dalla politica e dal popolo di Taiwan, l’arrivo di Pelosi su suolo asiatico ha fatto scattare le contromosse del regime comunista: «almeno 21 jet cinesi sono entrati nello spazio aereo di Taipei nella giornata di oggi, tutti senza causare incidenti», denuncia Taipei nella serata italiana. La visita è stata preceduta da un editoriale firmato da Pelosi su Washington Post nella quale veniva fortemente contestata la politica adottata da Xi Jinping a Hong Kong: «La brutale repressione contro le libertà politiche ad Hong Kong ed i diritti umani, persino con l’arresto del cardinale cattolico Joseph Zen, getta le promesse di “un Paese, due sistemi” nella spazzatura». La Cina, da parte sua, ha definito la visita «una grave violazione della propria sovranità» e ha annunciato esercitazioni militari – anche a «fuoco vivo» – intorno all’isola dal 4 al 7 agosto, chiudendo già sei punti di accesso all’isola di Taiwan. Il Ministro degli Esteri cinese ha accusato gli Stati Uniti di “tradimento” e di essere «il più grande distruttore della pace odierna». Viene confermata la presenza di ben quattro navi da guerra Usa posizionate al largo di Taiwan per esercitazioni standard. La tensione da “guerra mondiale” che si respira nel Pacifico asiatico è ai livelli massimi da decenni a questa parte: la Casa Bianca ha provato a minimizzare con un breve comunicato in cui si ribadisce «Non sosteniamo l’indipendenza di Taipei, ma Pelosi ha il diritto di effettuare la visita». Da Mosca intanto giunge la prevedibile condanna della visita di Pelosi e lo schieramento dalla parte di Pechino: «La Cina ha il diritto di difendere la sua sovranità». Mentre le esercitazioni cinesi al largo di Taipei sono già cominciate si attende a questo punto una prima mossa “forte” anche dal Presidente Xi Jinping, così come un commento ufficiale da parte dell’omologo americano: giovedì scorso, nel vertice in videoconferenza, il presidente cinese ha messo in guardia Biden che la Cina «avrebbe salvaguardato la sua integrità territoriale», esortando a non mettere in discussione la «forte volontà» di 1,4 miliardi di cinesi».



AEREO NANCY PELOSI ATTERRATO A TAIWAN: SALE LA TENSIONE

La tensione tra Cina e Stati Uniti è al massimo storico: dopo i “rumors” sempre più convinti dell’arrivo a Taiwan di Nancy Pelosi, ora è ufficiale. L’aereo della speaker Usa è entrato nello spazio taiwanese ed è atterrato in questi minuti all’aeroporto di Taipei (dove nelle ultime ore era stato lanciato un allarme bomba, poi rientrato). Intanto è stato proiettato sull’edificio più alto di Taipei un messaggio di ringraziamento a Nancy Pelosi, mentre il suo aereo si avvicinava all’isola: «Sta arrivando un ospite importante», è il messaggio che ha lanciato il Ministero degli Esteri di Taiwan preannunciando l’arrivo di Nancy Pelosi e del suo staff per fare “scalo” dal lungo viaggio asiatico. È però inevitabile, viste le premesse, che la reazione della Cina sia durissima: prima a parole, con l’intervento del Ministro degli Esteri in persona (finora avevano parlato solo portavoce, ndr) e poi con le azioni militari già in corso. «Il principio dell’unica Cina è il consenso della comunità internazionale, il fondamento politico degli scambi della Cina con gli altri paesi, il centro degli interessi principali cinesi, e la linea rossa di base che non può essere valicata. Qualcuno negli Stati Uniti sta costantemente sfidando la sovranità cinese sulla questione di Taiwan, svuotando la politica dell’unica Cina e persino sollevando deliberatamente tensioni sullo stretto di Taiwan», è il durissimo comunicato diffuso da Wang Yi, Ministro del regime comunista retto da Xi Jinping.



Ancora Wang aggiunge poi «I leader di tutti i paesi hanno reso chiaro che aderiscono fermamente alla politica dell’unica Cina, ritengono che Taiwan sia parte inalienabile del territorio cinese, e si oppongono alle interferenze esterne negli affari interni cinesi sulla questione di Taiwan. È vergognoso che gli Stati Uniti rompano ciò con la propria promessa sulla questione taiwanese, che porterà solo alla bancarotta della loro credibilità nazionale. Certi politici americani si preoccupano esclusivamente dei propri interessi, giocano incoscientemente col fuoco sulla questione taiwanese, si rendono nemici di 1.400 milioni di cinesi e finiranno di sicuro in un posto non buono. Le gesta bulliste di Washington sono state rese evidenti al mondo, e hanno permesso ai popoli di tutti i paesi di vedere chiaramente che gli Stati Uniti sono oggi il maggior distruttore della pace». Mentre l’aereo di Nancy Pelosi è giunto in aeroporto, ben 4 portaerei da guerra americane si schierano nel Pacifico in difesa della speaker Camera: la Cina, dal canto suo, ha chiuso lo spazio aereo sullo stretto ad ogni aereo civile. Secondo media cinesi, alcuni caccia Epl avrebbero appena attraversato lo Stretto che separa l’isola “ribelle” e Pechino.

NANCY PELOSI FORSE OGGI A TAIWAN: COSA STA SUCCEDENDO

La speaker della Camera Usa Nancy Pelosi, con il suo presunto viaggio in Oriente, sta mettendo a serio rischia la stabilità mondiale sull’asse Cina-Usa: è previsto per le ore 22.20 locali (le 16.20 qui in Italia) l’arrivo della leader Dem con la sua delegazione all’aeroporto di Songshan, a Taiwan. Ufficialmente nessuno a Taipei o a Washington conferma l’itinerario di Pelosi, ma lo “stratagemma” utilizzato sarebbe quello di escludere Taiwan dalle tappe ufficiali sbarcando solo per rifornimenti e breve soggiorno, nel quale però la speaker americana potrebbe incontrare la presidente taiwanese Tsai Ing-Wen. Da 25 anni nessuna delle alte cariche Usa ha messo piede a Taiwan, considerata dalla Cina di «sua proprietà»: l’affronto, secondo Pechino, potrebbe scatenare conseguenze molto dure che porterebbero quasi certamente ad una guerra su ampia scala.

«La Cina sta seguendo da vicino l’itinerario della speaker Pelosi. Una visita a Taiwan da parte sua consisterebbe una scabrosa interferenza negli affari interni cinesi, minando la sovranità nazionale e l’integrità territoriale, sulla base del principio dell’unica Cina. Ciò minaccia la pace e la stabilità sulle due sponde dello stretto di Taiwan, e mette a repentaglio le relazioni bilaterali sino-statunitensi, portando dunque a una situazione seria e a gravi conseguenze», è l’annuncio fatto stamane dal portavoce del Ministero degli Esteri cinese, Zhao Lijian. Resta ancora misterioso la data dello sbarco: alcuni parlano per l’appunto di stasera 2 agosto e domani 3 agosto, altri di un possibile slittamento a giovedì 4 agosto: ma sembra non esserci dubbi sul fatto che alla fine, nonostante le richieste di Pentagono e Casa Bianca di desistere dal viaggio, Pelosi farà visita a Taiwan. Il quotidiano di regime cinese, il Global Times, scrive stamattina facendo intuire il grado di tensione “palpabile”: «Se l’aereo di Pelosi ha davvero problemi di emergenza e deve atterrare da qualche parte durante il suo volo in Cina, i caccia dell’Esercito popolare di liberazione nella regione forniranno la sua protezione. Porteranno la delegazione negli aeroporti della Cina continentale per fornire un servizio e un’assistenza di livello mondiale, purché stia lontana dall’intoccabile linea rossa dello sbarco a Taiwan». Dagli Usa una “timida” reazione ufficiale c’è stata, con il portavoce del Consiglio per la Sicurezza Nazionale John Kirby: «niente sia cambiato nella politica degli Stati Uniti verso Taiwan, non ne sosteniamo l’indipendenza. Questo però non significa che Pelosi non possa avere il diritto di visitare Taipei: Pechino sa che negli Stati Uniti vige la separazione dei poteri e la Camera è un ramo indipendente».

RISCHIO GUERRA USA-CINA: GLI AVVERTIMENTI DI PECHINO E I BUNKER PRONTI A TAIWAN

La Cina però non ci sta e minaccia durissime reazioni anche militari qualora il viaggio si concretizzasse per davvero: in primis, nella notte le autorità cinesi hanno deciso di bloccare l’import di beni alimentari da oltre 180 imprese di Taiwan, una mossa che «causerà un duro colpo all’industria alimentare locale, come agricoltura e pesca», sottolineano i media taiwanesi. Ma non sono solo le sanzioni a preoccupare: «Nel caso in cui la speaker della Camera Usa Nancy Pelosi facesse una visita a Taiwan la parte statunitense sarà responsabile e pagherà il prezzo per aver minato gli interessi della sicurezza sovrana della Cina». La minaccia da Pechino viene nuovamente rilanciata dalla portavoce del ministero degli esteri cinese, Hua Chunying in una conferenza stampa: misure dure, gravi e che rischiano di trascinare le due superpotenze mondiali in una guerra che a quel punto sarebbe difficile non definire come una vera terza guerra mondiale. I “focolai” attivi in giro per il mondo – dall’Ucraina all’Iran, dall’Afghanistan (dove ieri è stato eliminato il capo di Al Qaeda in un raid voluto da Biden) fino ai Balcani con lo scontro Serbia-Kosovo – sono sempre più ingenti, e un’escalation improvvisa tra Cina e Usa sul “campo” di Taiwan potrebbe essere le miccia definitiva per un conflitto totale, come definito ieri dal segretario ONU Guterres «Basta un errore di calcolo per l’olocausto nucleare».

Sempre dal Ministero degli Esteri cinesi il messaggio di forte allerta lanciato verso la Casa Bianca risuona forte e chiaro dal portavoce Zhao Lijian: «La Cina ha ripetutamente affermato agli Stati Uniti le proprie preoccupazioni importanti sulla questione, e la propria solenne posizione di opporsi risolutamente alla visita di Nancy Pelosi a Taiwan, cui ci saranno serie conseguenze. La volontà del popolo non può essere ignorata, e coloro che giocano col fuoco ne periranno. Si ritiene che la parte statunitense sia consapevole a pieno del messaggio forte e chiaro della Cina». Secondo il quotidiano taiwanese, che cita fonti militari, la Cina avrebbe già mobilitato due portaerei per lanciare possibile offensive nelle prossime ore qualora la speaker dem dovesse sbarcare a Taipei. Di contro, secondo quanto riferito oggi dall’agenzia Reuters, Taiwan ha preallertato la popolazione per tenere pronti i “bunker” anti-aerei come spazi sotterranei, parcheggi, metropolitane e centri commerciali: solo la capitale Taipei offre circa 4.600 rifugi che possono ospitare quasi 12 milioni di persone, ovvero più di 4 volte la popolazione attuale. Aerei da guerra cinesi pronti, portaerei americane nel Pacifico, bunker allertati a Taiwan: sembra tutto il preludere alla “tempesta perfetta” e manca solo una manciata di ore perché la diplomazia riesca a disinnescare la crisi mondiale apertasi con il potenziale viaggio di Nancy Pelosi.