Sono trascorsi 40 anni dal 3 settembre 1982, quando, in un attentato di matrice mafiosa, perse la vita il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa e il figlio Nando ha ricordato con emozione la figura paterna sulle colonne di “Famiglia Cristiana”: “Mio padre ci ha educato soprattutto con l’esempio, fatto di senso del dovere, di rispetto delle istituzioni, a partire dagli insegnanti, con cui c’era alleanza. Se era mia madre a fare da interfaccia con la scuola nella difficoltà di cambiare spesso città, mio padre gestì personalmente il passaggio quando io partii prima con lui per Torino, dove era stato trasferito all’improvviso, perché avevo gli esami di quinta ginnasio”.



Nando Dalla Chiesa ha collaborato attivamente alla realizzazione della fiction di Rai Uno “Il nostro generale”, focalizzata sugli anni del terrorismo: Si è scelto di ricordare mio padre premiando le persone del Nucleo speciale antiterrorismo che hanno rischiato la vita per troppo tempo senza un grazie – ha commentato l’uomo –. Senza di loro l’Italia non avrebbe sconfitto il terrorismo, l’opinione pubblica non si rivoltò subito in massa come si dice: ricordo ancora nell’80 l’applauso che accolse in piazza la notizia che era stato ucciso il giudice Minervini”.



NANDO DALLA CHIESA: “MIO PADRE ERA UN UOMO DI FEDE”

Nel prosieguo della sua chiacchierata con i colleghi di “Famiglia Cristiana”, Nando Dalla Chiesa ha sottolineato che suo padre Carlo Alberto era un generale dei Carabinieri e un prefetto che “ha contribuito a cambiare radicalmente l’atteggiamento dello Stato riguardo alla mafia: ha avuto importanti intuizioni sui meccanismi del potere mafioso, spiegava che i diritti vanno riconosciuti dallo Stato ai cittadini, non offerti come favori dalla mafia. Il suo andare da prefetto nelle scuole, quando nessuno lo faceva, dando protezione simbolica agli insegnanti che parlavano di mafia, ha creato le condizioni per cui gli studenti, che fino a poco prima vedevano nelle forze dell’ordine il nemico, si ricredessero: non ci rendiamo conto di che cosa vuol dire passare in tre-quattro anni da ‘carabiniere, basco nero, il tuo posto è il cimitero’ all’alleanza morale con il lascito del generale Dalla Chiesa”.



Peraltro, non in molti sanno che il generale Dalla Chiesa fosse un uomo di fede, come ha rivelato il figlio Nando: “Lui era di una religiosità di fondo, non bacchettona, forse non praticata ogni domenica, ma presente. La nostra
educazione è stata cattolica, io ho fatto il chierichetto, mia sorella Rita l’araldina. Aveva un dialogo con i cardinali Martini e Pappalardo. Nel suo costruire casette e scale di sughero per il presepe c’era anche l’amore per la famiglia: ci ha tramandato quella tradizione così a fondo che persino i miei nipoti hanno il culto del presepe e i miei studenti quando vanno all’estero mi regalano le statuine”.