NANDO E SIMONA DALLA CHIESA, FIGLI DEL GENERALE CARLO ALBERTO
Chi sono Nando e Simona dalla Chiesa, due dei tre figli di Carlo Alberto dalla Chiesa? Questa sera, in fascia prime time su Canale 5 (a partire dalle ore 21.20) andrà in onda la fiction televisiva in due puntate “Il Generale dalla Chiesa”, diretta da Giorgio Capitani e incentrata sulla vita di uno dei più grandi servitori dello Stato oltre che di una delle figure più importanti che la storia nostrana moderna abbia avuto. E la riproposizione di questo sceneggiato del 2007, a due giorni di distanza dal 41esimo anniversario della morte di dalla Chiesa (assassinato dalla Mafia il 3 settembre 1982 assieme alla seconda moglie Emanuela Setti Carraro e all’agente della scorta, Domenico Russo) è anche l’occasione per scoprire qualcosa di più sulla sua famiglia: se in un altro pezzo quest’oggi parliamo della ben più nota Rita, qui accendiamo invece i riflettori su Nando e Simona, rispettivamente secondo e terza figlia di Carlo Alberto e la prima consorte, Dora Fabbo.
Entrambi nati, a differenza di Rita (venuta al mondo a Casoria nel 1947), in quel di Firenze rispettivamente nel 1949 e nel 1952, Fernando detto Nando e Maria Simona sono i figli meno noti del compianto generale, nonostante abbiano alle spalle anche una carriera politica e siano molto apprezzati nei rispettivi ambiti professionali. Della piccola di casa, Simona dalla Chiesa coniugata Curti, sappiamo che nel 1985 era stata eletta consigliere regionale per il PCI in Calabriaprima di diventare deputata dopo le elezioni politiche del 1992 (carica rivestita fino al 1996); a seguito del passaggio nel PD, dal 2009 inoltre ha fatto parte dell’Assemblea Nazionale del partito. Nando invece è uno scrittore e sociologo, presidente onorario di Libera, l’associazione contro le mafie di don Ciotti: anche lui ha una carriera politica alle spalle e dopo essere stato eletto deputato nel 1992 col movimento La Rete, nel 1996 ecco il bis nelle liste della Federazione dei Verdi.
NANDO DALLA CHIESA, “PAPA’ FU LASCIATO SOLO: NON GLI RISPONDEVANO PIU’ E…”
Per conoscere meglio Simona e Nando dalla Chiesa possiamo affidarci a due belle interviste che la sorella e il fratello di Rita hanno concesso, in momenti diversi, al magazine ‘Famiglia Cristiana’: “A Torino, gli anni del terrorismo, li ho vissuti in casa con mamma e papà e, benché già grande, coltivavo l’illusione infantile che ce l’avrebbe sempre fatta” ricorda Simona a proposito della sua giovinezza e del pericolo che da sempre incombeva sulla sau famiglia. “Noi la guerra contro il terrorismo l’abbiamo pagata carissima: mamma è morta d’infarto, giovane, per le tensioni che viveva in silenzio”. Poi la decisione di lasciare Torino per tutelare la propria sicurezza, ma… “Eravamo diventati bersagli indiretti per colpire papà. Quando è andato prefetto a Palermo, invece, non ho avuto il tempo di avere paura: è stato tutto breve, ho capito dopo” aveva proseguito. E il rapporto con la Setti Carraro, la seconda moglie (nei confronti della quale Rita ha ammesso di aver provato gelosia)? “Mai stata gelosa di Emanuela: era discreta, rispettosissima di noi. Non solo, io soffrivo per l’abisso di solitudine in cui mio padre era sprofondato dopo la morte di mamma. Sarebbe stato egoistico ostacolare quell’affetto” aveva spiegato la figlia.
Più di recente anche Nando dalla Chiesa aveva parlato con ‘Famiglia Cristiana’, raccontando alcuni aneddoti del padre e di come la sua morte violenta abbia in qualche modo tracciato la sua strada professionale, anche come profondo conoscitore del fenomeno mafioso: “Mi ero occupato di Mafia prima, a quell’epoca ero orientato su altri studi. Il primo scritto sul movimento antimafia degli ultimi decenni è stato l’esito di annotazioni che avevo preso tra il 1982 e il 1983 andando nelle scuole dopo l’assassinio di mio padre”. E come racconterebbe il papà a chi non ha vissuto quegli anni? “Un generale dei Carabinieri e un prefetto che ha contribuito a cambiare radicalmente l’atteggiamento dello Stato riguardo alla Mafia”. In un’altra occasione Nando aveva ricordato come “papà era un uomo delle istituzioni, non mi ha mai letto un articolo della Costituzione: me l’ha insegnata con i fatti”, aggiungendo anche come il genitore fu lasciato solo dalle istituzioni all’epoca. “Ho visto il telefono muto, non gli rispondevano più” aveva raccontato a ‘la Repubblica’.