Uno studio condotto in un laboratorio francese lancia un allarme sulla presenza di nanoparticelle nascoste nei prodotti di uso quotidiano. Stando a quanto riportato dall’Association de veille et d’information civique sur les enjeux des nanosciences et nanotechnologies (Avicenn), su 23 prodotti di consumo analizzati, 20 presentano tracce appunto di nanoparticelle. Quali sono i prodotti interessati secondo lo studio pubblicato il 15 dicembre? Da latte per neonati a spazzolini da denti, passando per spray per capelli, mascherine FFP2



I risultati di questo lavoro, dunque, mostrano una forte presenza di queste sostanze microscopiche, a volte proibite, negli oggetti di uso quotidiano. Questo è anche il caso delle zuppe disidratate, delle mutandine mestruali e dei trucchi per bambini. In cima alla lista c’è la cipria di L’Oréal, che contiene un “alto livello di nanoparticelle di biossido di titanio“, secondo quanto dichiarato da Mathilde Detcheverry, direttore generale di Avicenn, a La Croix. Lo stesso vale per lo spazzolino Signal per bambini, le cui setole contengono un’alta concentrazione di nanoparticelle d’argento.



NANOPARTICELLE, TIMORI PER EFFETTI A LUNGO TERMINE

Le nanoparticelle non sono una novità, anzi sono ampiamente presenti intorno a noi. Inoltre, sono “molto apprezzate dall’industria“, perché possono modificare il colore, la consistenza, il sapore o l’odore di un prodotto. Ad esempio, le nanoparticelle di biossido di titanio sono usate come “coloranti bianchi per i cosmetici“, spiega Mathilde Detcheverry. Invece le nanoparticelle di argento hanno proprietà “antibatteriche e antiodore, mentre le nanoparticelle di silice possono essere usate come antiagglomerante negli alimenti“. Eppure il regolamento europeo del 2013 rende obbligatoria l’etichettatura dei prodotti cosmetici e alimentari contenenti nanoparticelle. Avicenn parla di “fiasco“, perché la maggior parte dei prodotti in cui è emersa la presenza di tali particelle dovrebbe rispettare tale obbligo, eppure sulle loro etichette non si fa alcuna menzione.



I possibili effetti delle nanoparticelle sulla salute e sull’ambiente destano notevoli preoccupazioni. Dai rischi di cancro a quelli sulla fertilità, passando per il sistema nervoso e i danni possibili alla fauna acquatica. Detcheverry a La Croix ha spiegato che ci sono studi che hanno già evidenziato effetti sul sistema nervoso e la fauna acquatica. Ma gli effetti reali sono ancora incerti, a causa della “mancanza di dati industriali e scientifici“. Per questo Avicenn auspica un incremento della ricerca nel settore. “Non c’è alcun rischio acuto nel consumare questi prodotti a breve termine“, rassicura Detcheverry. D’altra parte, preoccupa l’esposizione cumulativa e a lungo termine.