L’attività dei NAP (Nucleo Armati Proletari) ha contrassegnato una delle fasi più difficili del nostro Paese, quella degli “anni di piombo“, che ha avuto il suo apice negli anni ’70. L’organizzazione ha operato solo per un breve periodo, dal 1974 al 1977, ma è riuscita a catalizzare l’interesse di tantissime persone, grazie soprattutto alla volontà di puntare su quelli che erano i bisogni di gran parte della popolazione in quel periodo.



Il gruppo faceva leva su un concetto che è diventato anche il loro punto di forza, rivolta generale nelle carceri e lotta armata dei nuclei all’esterno. La loro idea era quindi quella di ribaltare l’ordine e alcuni elementi cardine della società, puntando così sull’eliminazione delle classi sociali e del carcere, in modo tale che nessuno avesse alcuna limitazione nella propria quotidianità.



Cosa sono i NAP e perché hanno segnato la storia del nostro Paese

Sin dall’inizio della loro attività a entrare a far parte dell’organizzazione sono stati soprattutto i delinquenti comuni o i sottoproletari che operavano atti illegali senza preoccuparsi minimamente delle possibili conseguenze. A loro si sono uniti anche numerosi studenti e operai, convinti che fosse necessario fare qualcosa di concreto per cambiare la società.

Uno dei loro principi cardine era costituito dalla volontà di supportare chi si trovava in carcere a causa di reati politici, caldeggiato dalle opere di Frantz Fanon, teorico della liberazione violenta dei popoli colonizzati. Ancora adesso vengono ricordate le rivolte messe in atto il 1° ottobre 1974 davanti agli istituti di pena di Napoli (Poggioreale) e Milano (San Vittore), a cui ha fatto seguito quella del giorno successivo nei pressi del carcere di Rebibbia a Roma. Il loro nome viene poi legato all’attentato ai danni del vice questore Alfonso Noce, che è riuscito comunque a salvarsi.