Napoleone, nel 1793, giovane ufficiale ai piedi della ghigliottina che chiede la testa di Maria Antonietta. Napoleone, nel 1798, nel dopo rivoluzione, quando diventa Primo Console. Napoleone, nel 1804, Imperatore dei francesi. E poi le grandi battaglie, tra vittorie e sconfitte, fino all’esilio definitivo sull’isola di Sant’Elena. Il romanzo di Napoleone e del suo grande amore per Giuseppina di Beauharnais, in quasi tre ore di film.
Tutto qui? Il grande Napoleone, Imperatore di Francia e re d’Italia, l’uomo capace di sputare sulla rivoluzione francese, l’uomo solo al comando del suo popolo elettivo e di gran parte dell’Europa, uno dei più grandi strateghi della storia, era – secondo Ridley Scott – un mammone un po’ sfigato, capriccioso il giusto e follemente innamorato del suo giocattolo sessuale a tratti romantico, la rude e sfacciata Giuseppina.
Lasciato da parte l’intento filologico di un film solo vagamente storico, Scott sembra dimenticare il suo capolavoro d’epica, Il Gladiatore, film valoroso che ha visto contrapporsi l’enorme Russell Crowe allo stesso Joaquin Phoenix, nelle vesti dello sgradevole imperatore Commodo. In Napoleon Phoenix giganteggia tra i campi di battaglia e le camere da letto, rivelando uno spessore modesto di uomo.
Phoenix è pur sempre lui, capace di mirabili e impercettibili sfumature, ma il suo Napoleone è poco interessante e credibile. Ometto arrivista senza luce. Troppo poco per mettersi al comando di mezzo mondo. Troppo poco per lasciare il segno sulla storia del pianeta e anche nella memoria dello spettatore.
Scott confeziona un film che non straborda nella meraviglia rumorosa dei campi di battaglia, e che nemmeno eccelle in materia di introspezione ed empatia. Il romanzo rosa che intervalla le sue imprese eroiche spezza il ritmo della storia e dà vita a un feuilleton scritto con poca convinzione e di scarsa identità.
Memori di opere fragorose e imperiture, non possiamo nascondere un po’ di delusione per un film e un personaggio che certamente meritava di più. Possiamo davvero credere che Napoleone è stato così tanto e così poco?
Guardando il film ci lasciamo coinvolgere prima dalle armi, poi dall’amore ossessivo dell’uomo per la sua amata che non sa dargli un figlio, prima dall’intelligenza strategica del comandante e poi ancora dalla fragilità dell’essere umano che smorza l’afflato epico del personaggio, divenuto macchietta. Un ritratto privato, dietro all’uomo di corte e di battaglia, che porta Napoleone ai nostri giorni, uomo tra gli uomini, corteggiato da potente e poi dimenticato, ma non dalla storia.
Un film dimenticabile che, visto al cinema, ha pur sempre qualcosa da dire.
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