AUTO-PROTOTIPO EPLOSA A NAPOLI: CHIUSE INDAGINI
Sono sei le persone indagate per l’auto-prototipo esplosa nel giugno dell’anno scorso sulla Tangenziale di Napoli, in cui hanno perso la vita la professoressa Maria Vittoria Prati, ricercatrice del Cnr che era alla guida, e il tirocinante Fulvio Filace, seduto sul lato passeggero. Lo si apprende in seguito alla notifica degli avvisi di chiusura delle indagini della procura: si tratta di persone che erano state coinvolte nella progettazione e realizzazione della vettura prototipo, una Polo Volkswagen su cui era stato impiantato un sistema grazie al quale il motore funzionava in modalità ibrida attraverso anche un pannello solare installato sul tettuccio del veicolo.
Dalle perizie degli esperti è emerso che dalla batteria sarebbe partita una scintilla che ha poi causato l’esplosione mentre era in corso un giro di prova. In quel momento il mezzo si trovava sulla tangenziale partenopea, prima dell’uscita Zona Ospedaliera verso Pozzuoli. In seguito all’esplosione, la ricercatrice di 66 anni e il tirocinante 25enne furono avvolti dalle fiamme, morendo a distanza di alcuni giorni l’uno dall’altro.
DALLE PERIZIE ALLE MAIL: IL RISCHIO POTENZIALE SOTTOVALUTATO
Stando a quanto riportato dal Corriere della Sera, tra le persone indagate ci sono tre che all’epoca dei fatti lavoravano per la società che si era occupata di assemblare l’auto-prototipo e ne era proprietaria. Ma nel registro degli indagati compaiono anche un ex amministratore della società che aveva fornito la vettura al Cnr, un docente universitario e un collaboratore.
Anche se è emerso un cattivo funzionamento della batteria, le indagini dei carabinieri hanno appurato anche che l’auto sarebbe stata data al Cnr per i test senza comunicare il rischio potenziale, quindi la ricercatrice Maria Vittoria Prati e lo studente Fulvio Filace salirono a bordo dell’auto per provarla senza immaginare di correre dei rischi.
Il Mattino aggiunge che le indagini della procura di Napoli farebbero leva su una serie di mail tra i progettisti e chi ha realizzato l’auto, ma anche su testimonianze e riscontri documentali che sono stati acquisiti. L’ipotesi degli inquirenti, che sono pronti a dimostrare che sia stato sottovalutato un difetto di funzionamento, è quella di cooperazione in omicidio colposo.
LA REAZIONE DEI PARENTI DELLE VITTIME
Il professor Fabio Murena, marito della ricercatrice, tramite i microfoni de Il Mattino ha ringraziato gli inquirenti per il lavoro svolto finora con le indagini, della cui conclusione ha appreso tramite gli organi di stampa. «Come sempre dichiarato abbiamo piena fiducia che la giustizia farà il suo corso e che tutte le responsabilità verranno accertate», ha aggiunto il vedovo, sottolineando come ciò sia un dovere per rendere onore al ricordo della moglie e dell’altra vittima dell’incidente, Fulvio Filace, la cui madre ha chiesto di ricordare che il 25enne è morto mentre svolgeva la sua attività di tirocinante.