Napoli: ordigno artigianale distrugge l’ingresso di un edificio nel quartiere Pianura

Prima il forte boato udito in tutto il quartiere di Pianura, poi le sirene ed – infine – i dubbi su quella che poteva essere l’ennesima pagina della violenta faida camorristica che da tempo imperversa nel quartiere periferico di Napoli: questo è grosso modo quello che è rimbalzato nella testa di buona parte (almeno, tra quelli onesti e non invischiati in giri malavitosi) dei residenti di via Nabucco che tra la tarda serata di ieri e le prime luci dell’alba di oggi hanno assistito ad un rapido susseguirsi di eventi iniziato con l’esplosione nel quartiere di Napoli e culminato con 15 arresti comminati dagli inquirenti ai danni di vari esponenti del clan Esposito-Marsicano e Carillo-Perfetto.



Partendo dal principio, dopo il boato e le sirene online hanno iniziato a circolare foto che ritraevano l’ingresso di uno stabile in via Nabucco – appunto, nel quartiere Pianura di Napoli – completamente divelto da quella che si suppone essere stata una vera e propria bomba artigianale piazzata per colpire il nipote (ed attuale reggente del clan) dell’ex boss Pietro Lago – questi morto nel 2014 dopo una condanna al 41 bis – che vivrebbe proprio in quella struttura: inutile sottolineare che si tratta solamente di supposizioni e che saranno le indagini già avviate a dare risposte certe; ma nel frattempo è certo che il nipote dell’ex boss ‘o ciore non è certo nuovo ad episodi del genere.



Il precedente attentato contro il nipote dell’ex boss del quartiere Pianura

Prima della (presunta) bomba di ieri che aprirebbe all’ipotesi di un attentato di matrice camorristica – infatti – Antonio Lago era stato già coinvolto in un tentato omicidio nell’agosto del 2023: in quell’occasione lui e un 25enne incensurato vennero raggiunti in via Sartania a Napoli da due killer (tutt’ora ignoti) che avevano aperto il fuoco contro di loro ferendoli gravemente alle gambe, ma lasciandoli in vita. Contestualmente, vale la pena ricordare che il nipote dell’ex boss è uscito solamente lo scorso anno dal carcere dopo aver scontato una condanna a 6 anni e 8 mesi con l’accusa di estorsione aggravata dal metodo mafioso iniziata nel 2017 dopo il suo arresto nei pressi di Avellino al culmine di una breve latitanza.