La galoppata “calcistica” che ha portato il Napoli a vincere il terzo scudetto della sua storia con 6 giornate di anticipo – con qualche affanno finale, ma le inseguitrici avevano mollato già da qualche turno – ha trasformato i festeggiamenti in qualcosa che hanno molto a che vedere con un lungo periodo di sospensione della normalità. I prossimi giorni saranno vissuti all’insegna dello spirito dionisiaco che il popolo napoletano è sempre pronto a sfoderare nelle grandi occasioni della sua storia. La festa non avrà nulla da invidiare ai baccanali di epoche remote. Più di un Capodanno. Lo ha capito bene Spalletti, che candidandosi a rappresentare questa idea di amore per la città, è diventato il nostro Ted Lasso.



Nulla sarà riconducibile all’ordinaria amministrazione. Il sindaco e la giunta comunale, le forze dell’ordine, il mondo dello spettacolo e della cultura, gli operatori turistici e della ristorazione, si stanno predisponendo tutti ad un lungo periodo di gestione straordinaria di quel flusso di persone che inonderà la città nei prossimi mesi, rendendo ancora più marcata – e forse irreversibile – la natura socioeconomica di una città-spettacolo.



Eppure per molti di noi è forte la tentazione di provare a fare un parallelo tra le due città, quella popolosa del post-terremoto che si affidò al genio di Maradona per risorgere, e la città stremata di oggi, rimpicciolita, intimidita, ridimensionata nel ruolo e nelle ambizioni di 33 anni dopo. Cosa lega le due città? Cosa rende così speciale questo rapporto tra due epoche, tra padri e figli che si tramandano memorie e si passano il testimone, questa eredità cosi viva e conservata gelosamente nonostante tutto?

Sicuramente il rapporto tra la città e il gioco del pallone ha qualcosa di ancestrale, identità immateriale che dura da sempre. Più da città sudamericana che europea. Il calcio come metafora della vita, come ascensore sociale, come gioco di squadra che non sacrifica l’individualità. La città si identifica con questa idea della vita, come gioco, fantasia, creatività, individualismo. Per questo si è sempre stati più che indulgenti con i vizi e le virtù dei propri campioni.



Poi sicuramente il calcio italiano esprime benissimo il divario tra il Nord e il Sud del Paese. Per questo la vittoria del Napoli ha il sapore del riscatto di un popolo. Del resto le vittorie che per i napoletani valgono doppio sono proprio quelle ottenute negli scontri diretti con la Juventus e le milanesi. Ma il conflitto si estende alle tifoserie, e qui ci sono pochi sconti da fare. Nonostante gli sforzi fatti da De Laurentiis il tifo è largamente nelle mani delle frange più ambigue della città. Una città così esposta alle infiltrazioni non può certo pensare che il tifo ne possa essere esente.

Infine in questo scudetto c’è la metafora del cambiamento. Innovare paga sempre. Nessuno in estate dava credibilità al mercato napoletano, con una società sparagnina che aveva ritenuto di poter sostituire le star del club in partenza – a cominciare dal capitano Insigne – con giovani praticamente sconosciuti. Qui la sorpresa dei napoletani nel trovarsi in squadra dei campioni di assoluto valore ha sfiorato il culto del miracolo di San Gennaro. E la combinazione astrale che ha consentito in pochi giorni di amalgamare i nuovi arrivati con l’ossatura di mezza squadra ha in effetti qualcosa di miracoloso e inaspettato.

Mentre molti commentatori fuori Napoli si interrogano su come (e se) questo successo potrà incidere sul futuro della città, la maggioranza dei napoletani si sta concentrando sul presente. “Carpe diem”, cogliere l’attimo, assaporarlo, godere prolungatamente per questa strana sensazione di essere diventati campioni senza obiezioni di sorta. Vittoria netta, superiorità manifesta. Eppure la città non crede nel ciclo che si è appena aperto, perché pensa che i suoi giocatori migliori sono destinati a club sicuramente più ricchi, e come tutti i figli di Napoli, fanno bene a trovare futuro altrove. Tanto, come Diego, rimarranno sempre figli nostri.

— — — —

Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.

SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI