Nel corso della puntata di “In Onda” trasmessa nelle scorse ore da La 7, i giornalisti Peter Gomez e Alessandro Sallusti si sono espressi sull’argomento Quirinale e sui possibili nomi del nuovo presidente della Repubblica, che succederà a Sergio Mattarella. Il direttore de “Il Fatto Quotidiano”, interpellato sulla questione dai conduttori, ha innanzitutto preso in considerazione la possibile nomina di Silvio Berlusconi, ex presidente del Consiglio. Gomez ha commentato come segue: “Mi aspetto di tutto da questo Paese. Se vincesse il processo alla Cedu, sicuramente avrebbe un’autostrada. La questione è molto oggettiva: o si crede o non si crede alle sentenze. Se si crede che il suo braccio destro, Dell’Utri, sia stato condannato giustamente per mafia e quello sinistro, Previti, per corruzione giudiziaria, è evidente che un personaggio così non possa candidarsi al Quirinale”.
Parole che hanno suscitato l’immediato intervento di Alessandro Sallusti (Libero Quotidiano), il quale ha voluto volgere lo sguardo al passato e ricordare che, a suo giudizio, chi si è seduto sulla poltrona presidenziale prima di Mattarella non abbia espresso le proprie idee e le proprie posizioni in maniera così inappuntabile…
SALLUSTI: “NAPOLITANO, PRESA DI POSIZIONE MOLTO GRAVE”
Alessandro Sallusti, in replica alle dichiarazioni di Peter Gomez, ha voluto ricordare che in Italia “abbiamo avuto Napolitano che si era schierato a favore dell’invasione dell’Ungheria. Trovo molto più grave schierarsi con i carri armati russi rispetto ai reati che vengono contestati a Silvio Berlusconi…”. Nonostante lo sconcerto da parte dei due conduttori in studio, che hanno subito ricordato come siano differenti le due situazioni, Gomez ha voluto asserire che “anch’io, per i motivi elencati da Sallusti, non avrei voluto Napolitano presidente della Repubblica”.
Di diverso avviso, invece, la giornalista presente negli studi televisivi di La 7, Annalisa Cuzzocrea, firma de “La Repubblica”, che ha difeso l’operato di Giorgio Napolitano, definendolo “un ottimo presidente della Repubblica. È stato molto triste sentire dire ‘Napolitano boia’…”.