La NASA ha arruolato 24 teologi per capire, se gli alieni venissero realmente individuati, come reagiremmo e come tale scoperta potrebbe avere un impatto sulle nostre idee di divinità e creazione. Lo riporta in esclusiva il “Daily Mail”, che spiega che tale programma si svolge presso il Center for Theological Inquiry (CTI) della Princeton University nel New Jersey, a cui la NASA ha dato una sovvenzione di 1,1 milioni di dollari nel 2014. Il CTI, avviato nel 2016, mirava a rispondere a domande che ci hanno lasciato perplessi fin dalla notte dei tempi, come ad esempio: cos’è la vita? Cosa significa essere vivi? Dove tracciamo il confine tra l’umano e l’alieno? Quali sono le possibilità di vita senziente in altri luoghi?

Ora che la NASA ha due rover su Marte, diverse sonde in orbita intorno a Giove e Saturno e ha lanciato James Web Telescope che studia la formazione di galassie, stelle e pianeti nell’universo, sembra che l’agenzia sia speranzosa di essere sulla strada giusta per scoprire la vita al di fuori della Terra e necessita di un piccolo aiuto dall’alto per aiutare quelli di noi che vivono in basso a capire lo scenario che si delineerebbe se ciò accadesse. Il reverendo Andrew Davison, sacerdote e teologo dell’Università di Cambridge con un dottorato in biochimica da Oxford, era tra i 24 teologi coinvolti nel progetto.

TEOLOGI ASSOLDATI DALLA NASA: “SE ALIENI ESISTESSERO, LA FEDE MUTEREBBE?”

Quest’ultimo ha chiarito che l’obiettivo della NASA è quello di sostenere il lavoro sulle “implicazioni sociali dell’astrobiologia. Le persone non religiose sembrano anche sovrastimare le sfide che le persone religiose sperimenterebbero se si trovassero di fronte a prove di vita aliena”. Studi e sondaggi – ha riferito il “Daily Mail” – hanno dimostrato che i cristiani statunitensi sono meno propensi a credere che la vita esista su altri pianeti, ma Davison non è l’unico ‘credente’ che non ritiene che l’idea degli extraterrestri sia impossibile.

Duilia de Mello, astronomo e professoressa di fisica all’Università Cattolica, ha detto di avere diversi seminaristi nelle sue classi che spesso sollevano questioni teoriche sulla vita intelligente nell’universo: “Se noi siamo i prodotti della creazione, perché non potremmo avere la vita che si evolve anche in altri pianeti? Non c’è niente che dica il contrario“. Del resto, nel 2008, il capo astronomo del Vaticano disse che non c’è conflitto tra il credere in Dio e la possibilità di ‘fratelli extraterrestri’ forse più evoluti degli umani.

ALIENI, TEOLOGI ARRUOLATI DALLA NASA: NON TUTTI SONO D’ACCORDO CON LA TEORIA DELL’ESISTENZA DI ALTRE FORME DI VITA NELL’UNIVERSO

Non sono pochi i teologi che ritengono possibile la vita su altri pianeti: fra loro c’è anche il reverendo Jose Gabriel Funes, un sacerdote gesuita di 45 anni consigliere scientifico di Papa Benedetto XVI. “Come possiamo escludere che la vita si sia sviluppata altrove – ha dichiarato a ‘L’Osservatore Romano’ in un’intervista –? Certamente, in un universo così grande non si può escludere questa ipotesi”.

Però, non tutti i teologi concordano con l’idea della vita su altri pianeti. Albert Mohler, presidente del Southern Baptist Theological Seminary, ha evidenziato nel 2008 di non credere assolutamente alla presenza di altre forme di vita nell’universo: “Non abbiamo motivo di ritenere che ci sia un’altra storia là fuori. Non c’è nulla nelle Scritture che dica che non ci possa essere qualche forma di vita da qualche parte. Ma quello che ci viene detto è che il cosmo è stato creato affinché su questo pianeta Gesù Cristo, nello spazio e nel tempo e nella storia, venisse a salvare l’umanità peccatrice”.