Che cosa accadrebbe se la Nasa annunciasse al mondo di aver incontrato, in una delle sue esplorazioni, vita aliena? Come reagirebbero gli uomini? Ma, soprattutto, come si riconfigurerebbero i sistemi culturali o le confessioni religiose? A quali cambiamenti esse dovrebbero pervenire nelle loro teologie e nelle spiegazioni che offrono del mondo?
Queste domande devono essere state molto pressanti se proprio la Nasa, dal 2014, ha finanziato un progetto teologico presso l’Università di Princeton con 24 religiosi per comprendere l’impatto che una simile notizia avrebbe sull’umanità. La rivelazione al grande pubblico di un tale investimento farebbe anche abbastanza sorridere se non fosse che a far parte dell’operazione sono stati chiamati eminenti sacerdoti, pastori e frati delle diverse confessioni cristiane presenti negli Stati Uniti. Gente plurilaureata in campo scientifico e teologico, studiosi approdati poi al servizio di Dio. Ognuno di loro potrebbe offrire tranquillamente un’interpretazione, un’idea, una suggestione.
Andrew Davinson, dottorato in biochimica a Oxford e dottorato in teologia a Cambridge, è convinto che solo le religioni abbiano gli strumenti per guidare l’umanità verso questo nuovo stadio della sua storia. Del resto, è storicamente acclarato che il cristianesimo abbia dovuto accompagnare gli uomini attraverso una serie di decentramenti importanti: fin dalle origini gli ebrei cristiani hanno fatto i conti con la vocazione extra-ebraica della nuova fede, poi i cristiani medievali si sono misurati con la scoperta delle Americhe e la perdita di centralità del Mediterraneo, infine la civiltà occidentale ha preso atto con fatica di non essere al centro dell’universo, bensì – secondo la dottrina galileiana – di essere un pianeta alla periferia di una galassia, alla periferia dello stesso universo.
Ovviamente si è preso in esame solo un aspetto delle scoperte scientifiche e si è volutamente lasciato fuori altri mondi scientifici che hanno provocato scossoni importanti alla fede (si pensi, a titolo di esempio, alle teorie evoluzionistiche).
Ecco, senza andare a cercare ogni singolo esempio, il cristianesimo è sempre uscito da tutto questo più forte. Il motivo è semplice: ogni verità raggiunga spoglia il cristianesimo stesso di un orpello costruito da mente umana, riportando la fede a quello che è: un rapporto con Uno che è vivo. Una cosa così potrebbe essere interessante perfino per un alieno. Perché si tratta di un’amicizia, dell’affermazione di un bene, di un giudizio definitivo sulla vita e sulla realtà.
Il cristianesimo se la cava sempre non perché si riconfigura, ma perché ogni nuovo dato lo costringe di più a tornare a quel dato che lo contraddistingue e lo pone nella storia come un continuo punto di novità. È chiaro che chiamino 24 religiosi a studiare l’effetto che farebbe il contatto con gli alieni. Perché sarebbero gli unici a poter rispondere con baldanza e letizia a chiunque. Anche all’omino verde che citofona dicendo di chiamarsi E.T.
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