La Nasa è pronta a impattare contro un asteroide per valutare se sia possibile o meno cambiarne la rotta, evitando così che in futuro un corpo celeste possa colpire la Terra. Come si legge sul quotidiano IlMessaggero, la missione dell’agenzia spaziale degli Stati Uniti scatterà il prossimo autunno, e consisterà nel far decollare una navicella che si schianterà a 24mila chilometri orari contro un asteroide che al momento si trova a ben 11 milioni di chilometri di distanza, leggasi Dimorphos.



Si tratta di un asteroide largo 160 metri che non rappresenta al momento un pericolo per il nostro pianeta, ma è stato scelto in quanto emblema del tipico corpo celeste che potrebbe appunto diventare una minaccia nel corso degli anni. La missione della Nasa si chiama Dart, Double Asteroid Redirection Test, e al suo interno prevede anche una componente tutta italiana, visto che quando la navicella sarà prossima all’impatto, manderà in orbita due satelliti creati dall’Asi, l’agenzia spaziale italiana, ovvero, i LiciaCube (Licia= Light Italian Cubesat for Imaging of Asteroids) che registreranno e trasmetteranno a Terra gli effetti dell’impatto con Dimorphos.



MISSIONE NASA CONTRO GLI ASTEROIDI: UNA NAVICELLA SI SCONTRERA’ CON UN CORPO CELESTE

Secondo i calcoli degli scienziati a stelle e strisce, dopo l’impatto la durata dell’orbita dell’asteroide dovrebbe diminuire di quattro minuti e due secondi, un cambiamento “piccolo”, ma che produrrà un effetto notevole su un masso che si trova a milioni di chilometri di distanza dal nostro pianeta, provocando infatti una deviazione della sua rotta che potrebbe rivelarsi vitale per il nostro pianeta.

La missione si verificherà in autunno e precisamente a partire dal prossimo 24 novembre, a seconda delle condizioni meteo. “L’arrivo” dell’asteroide è invece previsto per settembre del 2022, e due anni dopo, nel 2024, l’Esa, l’agenzia spaziale europea, lancerà la missione Hera per studiare gli effetti dell’impatto sulla superficie dell’asteroide. La Nasa sta monitorando i cieli dal 1998, quando le venne dato l’incarico di identificare asteroidi grandi almeno un chilometro di diametro, per poi passare, nel 2005, a quelli da 150 metri in su.