Si intitola “Patto per il Respiro” quello siglato il 1° agosto da 15 comuni tra Abruzzo, Lazio e Umbria che hanno comuni denominatori aria salubre, cucina sana, zero traffico e ritmi lenti. Un’alleanza, patrocinata dal Ministero dell’Ambiente, che a maggior ragione durante una pandemia si propone come un’iniziativa in grado di conseguire un ottimo successo. Il motivo è principalmente uno: asseconda la tendenza dei viaggiatori, che scioccati dal coronavirus preferiscono al turismo delle metropoli caotiche e affollate quello delle località tranquille e incontaminate. I “borghi del respiro”, per tradurre dal titolo alla realtà il loro intento, hanno previsto – spiega Il Sole 24 Ore – la limitazione del fumo di tabacco nei luoghi frequentati (giardini, locali all’aperto, scuole, aree sanitarie), nonché la promozione della mobilità sostenibile (anche con isole pedonali almeno nel periodo estivo) e la fruizione agevolata di luoghi di valore naturalistico.
NASCE “PATTO PER IL RESPIRO”: I 15 BORGHI TRA ARIA PURA, SILENZIO E ZERO TRAFFICO
Ma quali sono i 15 comuni che compongono il “Patto del Respiro”? Si tratta in Abruzzo di Fontecchio, Lucoli, Rocca di Mezzo, Rocca di Cambio, Scanno, Secinaro, Tione degli Abruzzi, e Villa S. Angelo; per quanto riguarda il Lazio abbiamo Amatrice, Cittareale e Leonessa e in Umbria Cascia, Nocera Umbra, Passignano sul Trasimeno, Sigillo. Come riportato da Il Sole 24 Ore, l’iniziativa, che si propone di far nascere un nuovo marchio territoriale allo scopo di rilanciare il turismo, comprende piccoli centri abitati situati in zone di buona o ottima qualità dell’aria secondo il D. Lgs. 155/2010, in attuazione del Piano Europeo per l’aria pulita COM (2013) 918. L’Associazione che ha sviluppato il progetto del Patto per il Respiro ha preso le mosse dallo scambio avvenuto tra pneumologi, pazienti, enti locali ed esperti del territorio e della qualità dell’aria. Costo, coordinati dal CREA, hanno realizzato un lavoro multidisciplinare sulle quali è stata fondato il marchio di “Borghi del respiro”. Un’etichetta valida, e non frutto di solo marketing, poiché verificabile su base classificatoria ed ambientale. E chissà che a beneficiare dell’iniziativa non sia solo il turismo, ma interi borghi da anni a rischio spopolamento.