Diminuiscono le nascite in Italia

Le nascite in Italia continuano ad essere in calo, secondo un recente articolo allarmante del quotidiano francese Le Figaro, che parla di appena 394 mila nascite, la metà di quelle francesi. Un trend in calo almeno dal 2010, quando il tasso di fertilità è calato per la prima volta sotto la soglia dell’1,5 (per l’esattezza era 1,44), passando oggi all’1,25. Si tratta, sostiene in quotidiano francese, del secondo più basso tasso di fertilità in Europa, secondo solamente a quello spagnolo.



E il peso delle nascite in calo in Italia grava anche sulla popolazione totale, che è scesa a 59,11 milioni, rispetto ai 60,8 milioni del 2015. L’articolo evidenzia, di contro, che l’immigrazione avrebbe aiutato a sostenere sia il numero totale della popolazione, che il tasso di fertilità. “Ci sono sempre meno donne in età fertile“, spiega al quotidiano francese Alessando Rosina, professore di demografia alla Cattolica di Milano, “le nascite continueranno a diminuire anche se riuscissimo a portare il tasso di fertilità al livello” degli altri paesi europei. Secondo il professore e l’Istat, ad incidere negativamente sulle nascite in Italia sarebbero soprattutto due fattori: l’enorme quantità di Neet (ovvero persone che non studiano o lavorano) e la disparità occupazionale tra uomini e donne, accompagnata da un’assenza di politiche attive per il sostegno al lavoro per le neo mamme.



Nascite in Italia: le cause del crollo demografico

Insomma, evidenzia Le Figaro, in Italia le nascite continuano a diminuire soprattutto per via degli scarsi sbocchi occupazionali che i giovani trovano dopo la scuola. Tra i 25 e 34 anni circa i neet sono il 25% della popolazione, ovvero coloro che non lavorano e non studiano, mentre solamente il 38% dei laureati inizia a lavorare entro due anni dalla laurea. Ma il peso maggiore, continua l’articolo, è dato dall’alto numero di donne che non trovano lavoro, con venti punti di scarto occupazionale tra uomini e donne.

Non ci sono assegni familiari, pochi servizi per l’infanzia e nessuna cultura della conciliazione tra lavoro e famiglia“, spiega Marco Marsili dell’Istat al quotidiano, parlando del calo delle nascite in Italia. In passato, spiega, molte donne sceglievano tra la carriera e la famiglia, “e spesso più la prima che i secondi”. Francesco Billari, docente di demografia alla Bocconi di Milano, invece, sostiene che in passato “si tendeva a considerare che la cura dei bambini dovesse essere responsabilità della famiglia e non della società”, mentre solo recentemente sono state adottate politiche per contrastare la crisi demografica. Fu Renzi, nel 2014, ad approvare le prime politiche a sostegno della nascite in Italia, mentre ad aprile 2022 i sostegni sono stati accorpati tutti in un unico assegno, destinato alle famiglie e che ammonta a 50 euro mensili per il primo figlio (che salgono a 175 nel caso i figli siano tre). “Una rivoluzione in Italia”, commenta Bankitalia, seppur il costo medio per un figlio sia di circa 650 euro al mese.