“NASRALLAH MORTO”, LA CONFERMA UFFICIALE DI HEZBOLLAH
Hezbollah ha confermato che il suo leader Hassan Nasrallah è morto nel raid israeliano in un sobborgo meridionale di Beirut e nel comunicato diffuso ha giurato di continuare la «guerra santa contro il nemico e a sostegno della Palestina». Il rischio di escalation in Medio Oriente è sempre più concreto in seguito all’iniziativa di Israele, che è tornata nelle ultime ore ad attaccare il Libano. Questa svolta rischia di far precipitare il Paese e tutta la regione in una nuova fase di violenza, come rimarcato anche dall’ex primo ministro libanese Saad Hariri.
Subito dopo la conferma da parte del gruppo libanese della morte di uno dei suoi membri fondatori, che «si è unito ai suoi compagni di martirio», la gente è scesa in strada e ha iniziato a sparare alcuni colpi in aria (un gesto ritenuto dai musulmani uno dei più alti onori dell’Islam), ma in tutto il Libano si piange la morte di Nasrallah.
RISCHIO GUERRA SU LARGA SCALA IN MEDIO ORIENTE
Si teme che la sua uccisione possa innescare una guerra su larga scala in Medio Oriente, scenario che il presidente americano Joe Biden aveva cercato disperatamente di scongiurare. Secondo l’ex analista di intelligence per l’esercito israeliano e l’ufficio del primo ministro Orna Mizrahi, che ora è ricercatrice senior del think tank Institute for National Security Studies di Tel Aviv, è stata uccisa una «voce della ragione», perché Nasrallah voleva coinvolgere Israele in una guerra di logoramento e trattenere Hezbollah dall’usare tutta la forza del suo arsenale. Ma ora la sua porte potrebbe spingere alcuni membri meno anziani del gruppo a sfoderare armi molto più potenti di quelle usate nell’ultimo anno.
OCCHI PUNTATI SULL’IRAN
«La risposta sarà probabilmente abbastanza grande da far salire alle stelle le probabilità che si arrivi a una guerra su larga scala», ha dichiarato Jonathan Panikoff, ex alto funzionario di intelligence specializzato nella regione. Non solo Hezbollah risponderà quasi certamente, ma è probabile che l’Iran svolga un ruolo: un alto funzionario Usa ha affermato che la Casa Bianca ritiene che l’Iran interverrà nel conflitto se riterrà di essere sul punto di “perdere” Hezbollah, che sta perdendo “pezzi” con i raid israeliani. Non a caso la Guida Suprema iraniana Ali Khamenei, che nel frattempo è stato trasferito in un luogo sicuro, ha avvertito che Israele dovrà affrontare «colpi schiaccianti».
Il più grande punto interrogativo riguarda la reazione dell’Iran. L’ayatollah Mohammad Hassan Akhtari, a capo del Comitato per il sostegno ai palestinesi da parte dell’Iran, ha aperto all’invio di truppe in Libano per combattere contro Israele, come avvenuto nel 1981. Ancor più netto il primo vicepresidente iraniano, Reza Aref, che ha lanciato una chiara minaccia a Israele: «L’ingiusto spargimento di sangue porterà alla loro distruzione».
La Francia dal canto suo è intervenuta chiedendo a Israele di porre fine ai raid in Libano, esprimendo la sua contrarietà a ogni operazione di terra, e a Hezbollah e Iran di evitare ogni azione che possa destabilizzare ulteriormente la già precaria situazione.