“Tu ci sei necessario”. Pregava così san Paolo VI, facendo sue le tante domande che agitano il cuore degli uomini, il desiderio di luce, spesso inespresso per la rapidità compulsiva degli appagamenti senza sentimento, regalati dall’infinita navigazione che illude facendo credere che tutto è possibile e senza prezzo ma che poi alla fine ci riporta sempre al punto di partenza e mai conduce ad uno di arrivo: l’io.
Perché quello che ogni persona cerca è luce, compagnia, senso, verità, eterno e questo lo troviamo uscendo da noi, specchiando il nostro io in un amore che gli faccia trovare il significato.
Ecco perché ci è davvero necessario Gesù, necessario “per venire in comunione con Dio Padre, per diventare con te, che sei suo Figlio unico e Signore nostro, suoi figli adottivi, per essere rigenerati nello Spirito Santo”. Tu ci sei necessario “per imparare l’amore vero e per camminare nella gioia e nella forza della tua carità la nostra via faticosa, fino all’incontro finale con te amato, con te atteso, con te benedetto nei secoli”.
Ecco perché ci è davvero necessario il Natale. Il Natale di Dio ci è così necessario in questa via faticosa della pandemia, che chiede virtù che avevamo quasi dileggiato come la resistenza, il sacrificio, la gentilezza, la pazienza, la temperanza. Ci è necessario il Natale di Gesù, non di qualche surrogato che finisce per renderlo una caricatura sbiadita, che ne stempera il significato, pensando così di renderlo accessibile a tutti. È esattamente il contrario: perché sia per tutti e si realizzi il “Fratelli Tutti” ci serve proprio questa vita davanti alla quale fermarci tutti, da contemplare e amare, riconoscendo in essa il mistero di Dio e tutti accogliendo il dono irripetibile di ogni persona.
Può esserci, però, Natale nella pandemia, subdola epifania del male che si nasconde e colpisce, che fa credere di essere innocua e che si sconfigge facilmente, mentre poi rivela sua forza, spegne la vita, la isola, la riempie di paure e di dissennatezza? In realtà la pandemia ci aiuta a capire il Natale!
Natale non è affatto una storia facile, vincente, che si impone alla nostra attenzione come accade nella comunicazione digitale, apparentemente molto naturale, in realtà frutto di intelligenza artificiale che nasconde però interessi molto reali, dominata da chi impone in maniera surrettizia cosa è importante e cosa no, perché non ha le caratteristiche indicate.
Natale con la sua semplicità disarmante, essenziale, povera, libera da una vita pornografica, indicata come quella che vale la pena, manifestazione di forza, sollecitazione al possedere, all’esibizione di sé. Ecco, Natale non ha niente di tutto questo. È una storia deludente, di due forestieri che non trovano posto, come tanti che restano drammaticamente fuori, coscientemente. Natale non si impone nella cronaca, non ha influencer abili che persuadono sia importante, di tendenza. Bisogna andare all’aperto, in periferia perché sappiamo chi è quello straniero che non viene accolto, quell’anziano che non è rivestito di dignità e di speranza, quella persona che è spogliata di dignità e va rivestita con l’amore, quel prigioniero del quale la storia o la mente diventano la cella per cui non è padrone di sé. Oggi sappiamo che facendo qualcosa a uno dei suoi fratelli più piccoli la facciamo a Lui, proprio a quello che ci è necessario. Così anche non farlo, non lo facciamo a Lui!
Natale non ha niente a che vedere con le tante proposte di sentimenti a basso coinvolgimento umano, con qualche ricetta per essere felici nell’abbondante fitness del benessere individuale. Gesù viene perché la nostra gioia sia piena, non per riempire il nostro io, anzi lo apre, lo mette in relazione con sé e con il prossimo, libera dalla paura di accogliere e di essere accolti, perché Natale è amore e questo è possibile solo insieme. Non si ama da soli, non c’è amore prendendo, ma donando. E amore è un legame, non un contatto virtuale.
Il Verbo fa sua la nostra fragilità e la rende tutta e per tutti amata. Sale sulla nostra barca nella quale stiamo tutti, non resta sulla riva a distanza, offrendo indicazioni o aspettando di vedere come va a finire quella delicatissima e faticosa avventura che è ogni persona. Sale sulla barca e ci fa capire che anche noi siamo insieme su questa unica barca. Sentiamo quanto siamo infinitamente amati da Lui e scegliamo anche noi la vera forza debolissima, gratuita, possibile a tutti, la più umana e l’unica che ci rende umani: amare. Accogliere questo Tu ci permette di trovare il nostro io e tutti gli altri tu.
Si augura Papa Francesco nella Fratelli Tutti (FT 35) che terminata la pandemia “non ci siano più ‘gli altri’, ma solo un ‘noi’”. Lui ha fiducia nella nostra umanità, tanto da affidarsi a noi. Ecco perché Natale ci cambia e ci fa diventare bambini, affrancandoci dalla diffidenza, dal cinismo, dalla paura: semplicemente amati, conquistati da un amore così e per questo capaci di amare. E questo guarisce il nostro cuore e inizia a riparare un mondo troppo diviso e troppo di persone sole. Sì, Tu ci sei proprio necessario Signore.
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