L’Accademia Nazionale di Santa Cecilia ha celebrato il Natale con un concerto fuori abbonamento straordinario, nel senso etimologico del termine per due ordini di motivi: a) dirigeva il complesso sinfonico un musicista e compositore, Ezio Bosso, che è un vero “ritratto del coraggio”; b) il programma (quinta e settima sinfonia di Beethoven) anticipava le celebrazioni che verranno fatte nel 2020 per i 250 anni dalla nascita di Beethoven. Il concerto si è tenuto il 21 ed il 22 dicembre in un auditorium tutto esaurito. Il pubblico era marcatamente differente da quello delle serie di concerti in abbonamento: pochi i signori in abito scuro e le signore in tenuta elegante, moltissimi i giovani, i jeans ed i maglioni. Cinque minuti di ovazione dopo la prima parte; quindici dopo la seconda.



Ezio Bosso, 48 anni, ha iniziato una carriera brillante in Italia ed all’estero (è, ad esempio, direttore artistico dell’European Philharmonic Orchestra) ma nel 2011, dopo un’operazione per un tumore al cervello, gli è stata diagnostica una malattia terribile, una di quelle che, anche se non possono distruggere un talento, lo imprigionano in una gabbia. Lo fanno in modo graduale, ma inesorabile.



Bosso ha una malattia neurodegenerativa simile alla sclerosi laterale amiotrofica (o SLA). Nonostante la malattia, Bosso non si è perso d’animo e ha combattuto con tutte le sue forze giorno per giorno per non fare crollare in mille pezzi la sua vita, la sua persona. Ha dovuto riapprendere a suonare e a parlare “A un certo punto avevo perso tutto, il linguaggio, la musica: la ricordavo, ma non la capivo. Suonavo e piangevo, per mesi non sono riuscito a far nulla. La musica non faceva parte della mia vita, era lontana, non riuscivo ad afferrarla. Ho scoperto così che potevo farne a meno. E non è stato brutto. È stato diverso, è stata un’altra esperienza. Ho imparato che la musica è parte di mema non è me. Al massimo, io sono al servizio della musica”. Il male gli ha portato via il pianoforte di cui era grande maestro. “Se mi volete bene, – ha detto al pubblico alcuni mesi fa – smettete di chiedermi di mettermi al pianoforte e suonare. Non sapete la sofferenza che mi provoca questo, perché non posso, ho due dita che non rispondono più bene e non posso dare alla musica abbastanza”.



Guai però a parlare di abbandono della musica. Qualunque sia la malattia che ha colpito il musicista, il suo talento rimane intatto. Tanto che continua a fare il direttore d’orchestra. “Niente pietismi, non mi sono ritirato», precisa Bosso su Facebook. “Chiariamoci bene: ho solo risposto che non faccio più concerti da solo al pianoforte perché lo farei peggio che mai Ma sono molto felice perché faccio il mio mestiere di direttore”. Bosso ha un pubblico fedele che lo segue: questa estate all’Arena di Verona dove ha diretto i Carmina Burana di Carl Orff c’erano 14.000 spettatori. Per i due concerti di Natale a Roma sono stati staccati circa 6000 biglietti.

Entra sul palco, naturalmente, in sedia a rotelle, sorridendo all’orchestra ed al pubblico. Dirige seduto su un alto sgabello. Magrissimo, dà l’impressione di dirigere dalla cintola in su, appoggiando di tanto in tanto la mano sinistra alla ringhiera del podio. Si capisce che dirigere gli comporta fatica (e probabilmente sofferenza) ma si accosta a Beethoven non solo con perizia tecnica ma anche con grande passione. Lo si avverte sia della valenza tragica dei “tre più uno” colpi iniziali della quinta che dal ricamo con echi di ballabili che caratterizza la settima.

In breve un grande regalo di Natale fatto dall’Accademia di Santa Cecilia a Roma.

Due parole sul programma ceciliano per le ricorrenze beethoveniane nel 2020. Per l’occasione in Accademia torneranno in cartellone due rarissime Ouverture: Re Stefano, diretta da Antonio Pappano, e La Consacrazione della Casa diretta da Tomáš Netopil, scritta da Beethoven negli anni della composizione della Nona sinfonia. L’Accademia ospiterà un prestigioso debutto sul podio, quello del giovanissimo direttore israeliano Lahav Shani, fresco di nomina come Direttore Principale della Israel Philharmonic e Direttore Ospite Principale dei Wiener Symphoniker che dirigerà Emanuel Ax nel Concerto n. 5 “Imperatore”.

Gianandrea Noseda dirigerà il Concerto per violino con Leonidas Kavakos. Il violinista greco sarà protagonista anche nella stagione da camera con due appuntamenti per eseguire, con Enrico Pace, l’integrale delle Sonate per violino e pianoforte composte da Beethoven. Sempre nel cartellone cameristico, il ritorno di Nikolai Lugansky e Maurizio Pollini che eseguiranno alcune Sonate per pianoforte.

Beethoven sarà protagonista anche della tournée che l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, diretta da Daniele Gatti e con Leonidas Kavakos, affronterà ad aprile ad Atene con l’esecuzione della Sinfonia n.7 e il Concerto per violino.

 A giugno Alexander Lonquich, in veste di pianista e direttore, sarà interprete di un importante omaggio a Beethoven, del quale verranno eseguiti i 5 Concerti per pianoforte e orchestra. Lonquich, protagonista dal 1984 dei cartelloni ceciliani dove ha scritto pagine indelebili di grande musica, eseguirà il ciclo integrale dei concerti per la prima volta davanti al pubblico ceciliano.