Aleppo, città simbolo di una guerra che ha fatto migliaia di vittime e sfollati, è ancora in piena emergenza. I sopravvissuti devono far fronte a una crisi economica gravissima, resa peggiore dal vergognoso embargo, tuttora in vigore, dei paesi occidentali contro il regime del presidente Assad, embargo che colpisce soprattutto la popolazione senza aver mai ottenuto alcun risultato: pesano, in particolare, le sanzioni economiche previste dal “Caesar Syria Civilian Protection Act”, approvato dal Congresso Usa, su iniziativa anche dell’Amministrazione Trump, alla fine dello scorso anno. Il “Caesar Act” ufficialmente è rivolto contro il presidente Bashar Assad, il suo entourage e gli apparati di potere, ma le sue conseguenze ricadono sulla popolazione. “Manca tutto – avverte in questa intervista monsignor Antoine Audo, vescovo caldeo di Aleppo e presidente della Caritas siriana -: medicinali, olio combustibile, elettricità, subiamo un forte degrado del livello di istruzione, bambini e adolescenti vengono sfruttati”. Solo la Chiesa, nelle sue varie forme in cui opera in Siria, è attiva per aiutare la gente, “collaborando sul piano umanitario anche con i musulmani: l’unica cosa positiva che ha portato la guerra è un nuovo modo di convivere e sostenersi a vicenda”.
Com’è la situazione oggi ad Aleppo e più in generale in Siria?
Dal punto di vista della sicurezza la situazione ad Aleppo è piuttosto calma, ma ora dobbiamo affrontare una povertà diffusa, soprattutto a causa della svalutazione della lira siriana (prima della guerra un euro era scambiato a 50 lire siriane, oggi a 3.600, ndr), causata dall’embargo e infine la mancanza di carburante ed elettricità.
Lo scorso ottobre una bomba è esplosa a circa 40 chilometri dalla città, provocando almeno venti morti: i miliziani dell’Isis sono ancora attivi?
Isis è ancora attivo, sostenuto dalla Turchia e da altri paesi esteri, soprattutto nella parte nord-orientale della Siria. Il nostro paese è una nazione ricca di frumento, di risorse minerali, di petrolio e di gas, a cui viene impedito di usarli, soprattutto nel nord-est controllato dagli americani, persino per riscaldare le abitazioni private.
Lei è presidente della Caritas siriana: di che cosa vi occupate principalmente? Quali sono le maggiori esigenze della popolazione?
A causa della povertà generalizzata e della miseria, gli aiuti umanitari sono ancora attivi al servizio di tutta la società. Alla gente manca tutto, non ha abbastanza da mangiare. Mancanza di medicinali, olio combustibile, elettricità, subiamo un forte degrado del livello di istruzione, bambini e adolescenti vengono sfruttati, sottoposti a ogni tipo di degrado umano e morale. In questo contesto tutte le organizzazioni e tutte le Chiese sono in prima linea per affrontare questa povertà generalizzata.
Collaborate con i musulmani anche in ambito caritativo?
C’è un grande impegno per collaborare in campo umanitario con i musulmani. A causa della guerra e della povertà c’è stato un vero cambiamento nel comportamento di cristiani e musulmani.
Il Covid è presente ad Aleppo? Si registrano molti morti e ricoveri?
Nonostante i pochi mezzi sanitari e la mancanza di precauzioni da parte della maggioranza della popolazione proprio a causa della povertà, sembra che, rispetto ad altri paesi, siamo protetti da una certa immunità fisica e morale.
L’enciclica di papa Francesco Fratelli tutti ha un particolare significato per i siriani? Che cosa l’ha colpita di più?
La riflessione di Papa Francesco cambia le prospettive e le mentalità. La nostra fatica e povertà non ci aiutano a goderne per il momento. In ogni caso è un seme molto bello. Quello che mi colpisce di più è il fatto che tutti possono capire le parole del Papa, cristiani e non cristiani. Non è dogmatico, non è drammatico. È una parola per il nostro mondo di oggi ricca di speranza. Il Pontefice parla sempre a favore del popolo siriano e la decisione, forte e coraggiosa, di visitare l’Iraq può avere risvolti positivi anche per noi.
Quale parola di speranza si sente di dire per questo Natale?
La grazia dei cristiani è ricevere Cristo nei nostri cuori, nelle nostre vite, nelle nostre sofferenze e delusioni. Gesù Cristo è in grado di riempirci della Sua luce e della Sua gioia.
(Paolo Vites)