“God bless Birmingham”. Non poteva trovare titolo più bello Banksy per il murales realizzato pensando all’imminente Natale in una strada della città inglese. Come ultimamente gli succede, il murales non è una semplice immagine lasciata su un muro, ma viene pensata come una sorta di rappresentazione curata nei minimi dettagli, come un meccanismo ad orologeria.



Questa volta il muro scelto era vicino a una panchina, abitualmente scelta come rifugio notturno dagli homeless. Banksy sul muro ha dipinto, con quel suo stile semplice, diretto e molto evocativo, due renne che stanno spiccando il volo verso il cielo. A far da carro era naturalmente la panchina, quella vera. Preparato questo set, Banksy ha atteso la sera, e ha filmato l’arrivo di Ryan, un uomo con la lunga barba bianca.



“Nei 20 minuti in cui abbiamo filmato Ryan su questa panchina, i passanti gli hanno dato una bevanda calda, due barrette di cioccolato e un accendino, senza che lui abbia chiesto nulla”, ha scritto l’artista nel post con il quale ha “svelato” questa sua nuova incursione su Instagram. Nel video, visualizzato in una settimana da 4 milioni di persone, si scorge Ryan che dopo aver bevuto e mangiato quel che gli era stato donato, si distende sulla panchina, usando lo zaino come cuscino e si prepara così alla sua notte, come ogni notte. Solo che questa volta ad accompagnarlo nei sogni c’era una coppia di renne…



È un’immagine evidentemente commovente, come si evince dalle centinaia di commenti lasciati su Instagram. Ma la forza di Banksy è quella di andare oltre il patetismo connesso sempre con questo tipo di situazioni. La sua è un’immagine carica di positività, di quella positività anche imprevista che solo il Natale sa far emergere nelle relazioni tra gli uomini. Per questo il titolo è davvero parte integrante, oserei dire parte decisiva dell’opera. “God bless Birmingham” è come una porta spalancata sui significati che quest’opera veicola con sé. Ci racconta di un sentimento di gratitudine per quanto accaduto in quei 20 minuti (la solidarietà, la calma del sonno seppure in condizioni tanto precarie, l’imprevista serenità…); ci racconta di una domanda semplice di avere una protezione dall’alto; ci racconta non solo di un uomo, il protagonista dell’opera, ma di una città, di una comunità, dato che il destino di Ryan, uomo ai margini, non può essere disconnesso da quello di tutti gli altri cittadini di Birmingham che hanno un letto e il calore della casa per le loro notti.

C’è in quest’opera di Banksy quella dimensione di meraviglia che sta al cuore della festa del Natale: il giorno in cui accade che gli ultimi, i più poveri si trovino proiettati al centro della storia. La festa dell’imprevisto. Del resto suona come imprevisto che un messaggio come questo arrivi da un artista corsaro e dall’irriducibile spirito antagonista come lo street artist di Bristol. Banksy ha sempre avuto un’attenzione particolare al Natale: qualche anno fa aveva realizzato un murales in cui si vedevano Giuseppe e Maria incinta camminare verso Betlemme, perplessi davanti al grande muro che sbarrava la loro strada. Anche quest’anno ha realizzato un presepe, postato sul suo account Instagram, per il piccolo albergo, usato da molti pellegrini, che lui stesso ha voluto aprire a Betlemme: anche in questo caso le statuette tradizionali di Maria, Giuseppe e del Bambino hanno come sfondo i moduli del muro al cui centro un foro è stato trasfigurato in una stella.

Ed è una bella sorpresa vedere come il presepe così spesso bandito dall’arena pubblica nei paesi ricchi (o brandito come simbolo identitario), rispunti in tutta la sua semplicità e universalità sui muri e sulle bacheche virtuali grazie a chi meno te l’aspetti. Ma si sa, il Natale è la festa dell’imprevisto.