Ah, la Merkel! Che bravi i tedeschi, che paura i tedeschi, che rottura i tedeschi. Nessuno è bravo, qualcuno è più organizzato, qualcuno più sincero. La Merkel ha fatto come noi: chiusure e aperture mirate, salvando il possibile. Ma non a singhiozzo. La Merkel ha visto che i provvedimenti presi non erano stati abbastanza efficaci. Ha parlato al paese, ha detto scusate, mi sono sbagliata. La Merkel ha immediatamente dato disposizione che i ristoratori e negozianti che avrebbero sofferto le nuove chiusure fossero sostenuti, dal giorno dopo, fino al 75/100 del loro fatturato.



Da noi si apre, si socchiude, si serra, si va a zone, ad aree, aiuole. Nessuno capisce come e quando e perché. Ti supplicano di spendere, ti invitano con la card per il cashback a comprare nei negozi, e avendo fermato i centri commerciali saranno esercizi del centro: è lapalissiano. Poi vedono che la gente esce, passeggia, fa la fila ai negozi, e si spaventano. Vergogna, gli assembramenti! E tornano indietro, in soli 5 giorni, senza il supporto di dati certi, senza unanimi pareri dell’ormai leggendario Cts, del ministero della Salute, senza un preavviso congruo perché ci si attrezzi, si avvisi il personale, si ottimizzino le scorte pensate per i giorni di festa. Hai comprato uno stock di abiti rossi, e chiudono. Che fai, li ricicli per Pasqua? Hai prenotato chili di mozzarella di bufala, fresca fresca e Dop. Che fai, disdici e mandi in malora gli allevatori? Perché la gente capisce che si tratta di ragionamenti elementari, e chi ci governa no?



Perché quest’odio sociale, ideologico verso le piccole imprese, i commercianti e invece l’assistenzialismo di Stato a pioggia senza controlli? Sappiamo bene che le decisioni nascono da paure politiche: si carica sull’emergenza continua per reggersi in piedi. Ci sono poi diverse sensibilità che nascono da storie personali. Ma un paese non può essere in balia di ondivaghe improvvisazioni: bisogno di certezze, di mano ferma e sicura. Tanto più dopo che hai apparecchiato task force mirabolanti per affrontare ogni emergenza. Tanto più dopo che hai dichiarato che hai i migliori ministri in campo. Tanto più che l’emergenza, dice la parola, è un tempo inatteso e limitato. Oppure non è emergenza, e la politica si gioca la propria credibilità davanti alle sfide reali. O non è politica, ma rassemblement di poteri ansiosi o smaniosi di mantenerli.

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