LA CHIESA DI FRANCIA E IL NATALE PER RIPARTIRE: PARLA PADRE ERIC JULIEN

Terapeuta dell’intelligenza nelle relazioni, ex cappellano della prigione di Fleury-Mérogis e firma importante de “La Croix” in Francia – Eric Julien – ha voluto ricordare il Natale provando a calare il riaccadere della Natività nel contesto della profonda crisi che attraversa la Chiesa in Francia. Lo scandalo pedofilia, lo scontro con la politica sui temi di aborto ed eutanasia e una generale crisi delle vocazioni vedono la Conferenza Episcopale francese preoccupata per il destino del cristianesimo nella laicissima (e spesso laicista) Francia. «Cosa sta succedendo nella Chiesa è scandaloso», spiega Padre Julien su “La Croix” riferendosi allo scandagli degli abusi, «soprattutto perché la sua missione è annunciare il contrario di questi comportamenti. Credo che questo faccia parte di una crisi molto più ampia che colpisce tutte le società moderne. Dalla rivoluzione industriale al Covid, c’è stata una sorta di disintegrazione del creato che ha portato alla crisi climatica e, allo stesso tempo, una disintegrazione del legame sociale».



Secondo il cappellano e terapeuta, la comunità passata ha lasciato la logica del villaggio quando la gente si è trasferita in città per lavorare: «l’isolamento stava crescendo, fino alla crisi di Covid, quando fui colpito da quanto diffidassimo l’uno dell’altro, da quanto fossimo diventati un pericolo l’uno per l’altro». Vivere “da soli” ci porta inevitabilmente all’abuso in ogni campo, ci abitua a relazionarci «in modo che non è più sano. Invece di nutrirci a vicenda, ci divoriamo a vicenda», rammenta ancora Padre Julien. Quello che sta accadendo alla Chiesa è il frutto di un’intensa solitudine, soprattutto dei ministri, vescovi e sacerdoti, che sono portati a vivere da soli il peso della loro missione, sottolinea il sacerdote: «Siamo tutti esseri feriti, dobbiamo portare con noi molte cose. A un certo punto, trabocca. Chi impone la sofferenza agli altri è una persona che ha portato con sé la sofferenza, che non sa che farsene. Urla dentro di sé e se ne libera imponendolo a qualcun altro. Non lo dico per giustificarmi: è una cosa seria, drammatica, scandalosa. Una delle strade da percorrere è quella di rintracciare i luoghi della solitudine nella Chiesa». Il Natale può essere l’occasione per far memoria viva di una “ripartenza”, rileva il cappellano.



IL CAPPELLANO: “DOPO LA CRISI OSIAMO VERSO IL NUOVO”

«Possiamo vedere che i nostri cervelli, in uno stato di panico, sono tentati da soluzioni semplicistiche»: la Chiesa in primis in Francia viene “tentata” da soluzioni a buon mercato per risolvere le gravi crisi che vengono da lontano. Eppure non è tutto perduto, anche se siamo quasi arrivati a perdere la fede in larga parte: spiega ancora Eric Julien a “La Croix”, «L’Avvento è un test sulla fine del mondo. Credo che per la Chiesa ci troviamo in una sorta di fine del mondo, una transizione verso qualcosa di nuovo. L’Avvento significa osare la novità e valutare… La valutazione delle nostre pratiche può aiutarci a innovare.Ciò che accade nella nostra Chiesa può alimentare il nostro legame con il mondo, che soffre anch’esso di questo isolamento. Possiamo trovare nuove posture, sviluppare legami di fiducia che provengono da Cristo, essere figure di attaccamento l’uno per l’altro».



Natale, la venuta del Signore, è un “semplice” bambino in una mangiatoia, riflette Padre Julien: «Questa è la possibilità della Chiesa, che non ha altro da offrire che la sua povertà, anche se crede il contrario. Può offrire legami di fiducia che provengono da Cristo. Tutto il resto è superfluo. Non appena iniziamo ad avere un progetto per gli altri, a volerli cambiare, a convertirli, diventiamo abusivi. Non siamo più nel cristianesimo, ma nella manipolazione. Gesù non si trova mai in questa posizione». Non è da sottovalutare la necessità importante della psicologia, anche qui solo se utilizzata con competenza e moderazione: «La Chiesa può tenerne conto in tutti i rapporti di responsabilità, per distinguere la responsabilità dal potere. Questo non è molto chiaro a molti seminaristi, sacerdoti e persino cristiani che confondono le due cose e si lasciano invadere dal potere e dall’idealizzazione del sacerdote. Nella formazione dei seminaristi, questo è ciò che crudelmente manca. Oggi ci sono strumenti di comprensione della psicologia umana che non vengono utilizzati affatto».