Continua e termina con questa seconda parte l’intervista a padre Giovanni Guaita sul significato e la bellezza del Natale (vr).
Che significato ha il Natale per la nostra società segnata da indifferenza e nichilismo?
Il Natale è un paradosso e una provocazione. Esso sconvolge e ribalta i modelli che la società ci propone e, a volte, impone. Il mondo esalta l’affermazione di sé, il successo, la ricchezza, la fama, la comodità. Purtroppo questi ultimi anni abbiamo assistito, attoniti, all’esaltazione della forza e della violenza. E non solo da parte del “mondo” laicista: la “terza guerra mondiale a pezzi” ha anche l’avallo e perfino giustificazioni pseudo-spirituali anche da tanti che si professano credenti. In questo contesto più che mai il Dio-Bambino viene a sconvolgere i nostri pensieri e sentimenti con la sola forza irresistibile della sua tenerezza, umiltà, mitezza, semplicità. L’Onnipotente sceglie di entrare nel tempo e nello spazio degli uomini, nascendo non figlio di un imperatore, in un elegante palazzo di una capitale, ma facendosi “uno qualsiasi”, provinciale e figlio di una famiglia povera per la quale “non c’era posto” nell’albergo.
Nell’innografia liturgica bizantina due generi poetici, il tropario e il kontakion, cantati in tutte le celebrazioni liturgiche di ogni festa (mattutino, ore, vespro, liturgia) ci spiegano il senso teologico della stessa festa. Nel caso del Natale, entrambi questi componimenti sottolineano il carattere paradossale dell’entrata dell’Eterno nella storia degli uomini. Il kontakion della Natività, composto da Romano il Melode all’inizio del VI secolo, è celebre in quanto dà inizio a questo genere letterario. Esso dice: “Oggi la Vergine partorisce Colui che è trascendente in essenza, / e la terra offre una grotta all’Inaccessibile; / gli angeli e i pastori cantano la sua gloria, i magi camminano seguendo la stella, /perché un Bambinello è nato per noi: / il Dio che precede tutti i secoli”. Il tropario della festa ci presenta il tema del sole e della luce, inducendo tutti noi fedeli a camminare, come i magi, seguendo e interpretando la stella: “La tua Nascita, o Cristo nostro Dio, / ha fatto risplendere sul mondo la luce della conoscenza. / Con essa gli adoratori delle stelle / da una stella impararono / ad adorare te, o Sole di Giustizia, / e a riconoscere in te l’Oriente che sorge dall’alto. / Signore, gloria a te!”.
Lei ha avuto modo di conoscere e seguire padre Alexandr Men’, grande testimone della fede: che cosa ha imparato da lui e dal suo senso del Natale?
Uno dei grandi meriti di padre Aleksandr Men’ è quello di aver tracciato, nelle sue opere teologiche, il lento cammino spirituale dell’umanità. Nella sua opera in 6 volumi Alla ricerca della Via, Verità e Vita, padre Aleksandr prende le mosse dalle Fonti della religione (vol. 1), riflettendo sulla natura della fede, i suoi rapporti con la cultura umana e la scienza, descrive poi la nascita del sentimento religioso presso le prime civiltà umane (vol. 2, Magismo e monoteismo), esamina il patrimonio spirituale di India e Cina (vol. 3, Alle porte del silenzio), illustra la filosofia e mitologia greca (vol. 4, Dionisos, il Logos e il destino); poi il racconto giunge al periodo d’oro della religione dell’Antico Testamento e dei suoi grandi profeti (vol. 5, I messaggeri del Regno di Dio), per infine tracciare una sintesi dello stato spirituale del mondo antico nel periodo precedente la predicazione di Giovanni Battista (vol. 6, Alle soglie del Nuovo Testamento). Il cammino spirituale dell’umanità delineato in quest’opera, trova poi la sua continuazione nella storia evangelica raccontata in un nuovo libro, una biografia di Cristo che, per riconoscenza alla memoria di p. Aleksandr, ho tradotto in italiano col titolo Gesù, Maestro di Nazareth.
San Paolo dice che “quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio” (Gal 4,4) e che “una volta sola, nella pienezza dei tempi, egli è apparso per annullare il peccato mediante il sacrificio di sé stesso” (Eb 9,26). Il Natale, cioè l’Incarnazione del Figlio di Dio, è per Aleksandr Men’ il centro spirituale della storia umana, la meta cui è protesa la cultura universale. Ancor di più, a Cristo tende, anche inconsapevolmente, ogni anelito umano di eternità, bellezza, giustizia e progresso; la sua nascita per padre Aleksandr non è solo il “punto omega” della storia degli uomini: essa è nel contempo “punto alfa”, perché, come scrive e diceva spesso, “il cristianesimo è appena iniziato” e “la religione della buona novella è la religione del futuro”.
Perché il momento della predicazione del Battista è così centrale?
Avendo illustrato la lenta maturazione e la crescita della coscienza religiosa nella cultura umana, padre Aleksandr nelle sue opere ha mostrato che il mondo antico al momento della predicazione di Giovanni Battista era giunto a un bivio, se non a un’impasse. Il pantheon greco-romano non era più convincente, i valori morali tradizionali apparivano superati e la maggioranza dei più colti sudditi dell’impero romano si trovava a attraversare un momento di profonda crisi spirituale. Proprio in questo contesto Gesù nasce nella provincia romana della Siria. Nasce, come testimonia Luca, “quando era governatore della Siria Quirinio” e Cesare Augusto ordinò un censimento della popolazione; nasce, come precisa Matteo, “al tempo del re Erode”. Non solo personaggi positivi, come i profeti e Giovanni Battista, aprono la via al Signore; non solo la filosofia greca e il diritto romano preparano l’umanità all’incarnazione del Figlio di Dio. La volontà di Dio nella storia umana si compie non soltanto “grazie a”; molto spesso si realizza “nonostante”. Anche un personaggio negativo come Erode è parte della storia sacra. In Gesù, Maestro di Nazareth Aleksandr Men’, usando le numerose testimonianze della storiografia romana e di Giuseppe Flavio, ci presenta con dovizia di particolari la storia di questo despota psicopatico che per sospetti infondati aveva ucciso l’amatissima moglie e i figli. Con ciò padre Aleksandr ci aiuta a capire che Dio conduce la Storia, nonostante i folli potenti di turno. Credo che in questo nostro Natale 2024 questa lezione sia di bruciante attualità. (2 – fine)
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