Natale Giunta, il celebre chef palermitano e volto noto grazie alla sua presenza nella trasmissione La Prova del Cuoco, è tornato oggi a Storie Italiane per raccontare delle sue vicende. Circa tre mesi fa aveva spiegato di aver ricevuto delle minacce per aver detto di no al pizzo ed aver lottato contro la mafia. Ora però, Giunta è stato nuovamente vittima di minacce. La notizia è stata diffusa ieri dai media locali e non solo: sotto la sua abitazione, è comparsa della vernice rossa, colore del sangue, attorno alla macchina di scorta. Un altro segno è stato inciso sul muro con la medesima vernice, proprio sul portone di un altro palazzo vicino, sempre davanti all’auto della scorta. “Da quando vivo lì sono state spostate delle attività, c’era prima una bancarella abusiva”, ha spiegato lo chef, “ora c’è la presenza dello Stato sotto casa e questo dà fastidio. Questo è il segnale per dire che qui la presenza dello Stato dà fastidio”, ha aggiunto Natale.



NATALE GIUNTA, NUOVE MINACCE ALLO CHEF

Natale Giunta ha spiegato quando è avvenuta l’ultima minaccia a suo carico: “è accaduto venerdì pomeriggio intorno alle 17 ma me ne sono accorto di notte tornando a casa. Sabato mattina abbiamo chiesto ai vicini e ci hanno detto che è stato il tizio che non voleva lì l’auto di scorta, la presenza dello stato inizia a dare fastidio. c’è una sottocultura e un aspetto di ignoranza, ci si chiede come mai lo Stato dovrebbe tutelarmi”, ha spiegato lo chef e volto tv. Ma quando iniziò l’intera vicenda che coinvolse Natale Giunta in tutta una serie di minacce? “I fatti risalgono al 2012, quando viene chiesto il pizzo nelle mie attività“, ha spiegato lo chef palermitano. Un tizio mi porta due soggetti in ufficio e fin da subito conoscono tutto quello che faccio. Su 5 denunciate solo 2-3 soggetti sono in carcere, gli altri sono liberi”, ha spiegato. Come spiega Giunta, “mi rimproverano di aver aperto diverse autorità senza l’autorizzazione della mafia”. In parte se lo aspettava, “li ho cacciati fuori e la stessa sera li ho denunciati. Per 11 mesi me ne hanno combinato di tutti i colori, hanno minacciato me e la mia famiglia. Dopo 9 mesi sono tornati all’attacco altri 2 per chiedermi ancora il pizzo, c’erano le microspie in ufficio e in azienda, hanno ascoltato tutto, le indagini sono proseguite per altri 3 mesi, gli inquirenti sentono che ero in pericolo e gli arrestano”, ha chiosato, ripercorrendo l’intera delicata situazione.

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