Stamane il vertice con le Regioni, alle 12 è invece previsto la riunione forse decisiva per capire se nascerà un nuovo Dpcm Natale tra Conte e i capidelegazione del Governo: mentre a livello europeo si anticipa la vaccinazione con l’Ema che il 21 dicembre prossimo valuterà il vaccino Pfizer, il nodo politico in Italia restano le misure ancora per nulla chiare in vista del Natale. Dopo la spaccatura del Cts, riassunta bene ieri sera a Cartabianca dal coordinatore Miozzo («Alla fine abbiamo raggiunto un accordo su un’indicazione, è necessario inasprire le misure di controllo della pandemia. Lockdown totale? E’ un’indicazione che nessuno si è sentito di dare»), è l’intervento del Ministro per gli Affari Regionali Francesco Boccia a dettare la linea al momento maggioritaria all’interno del Governo: «Dai prefestivi fino al 6-7 gennaio è più utile chiudere per tutti. Vogliamo chiudere il più possibile. Penso che sia molto responsabile anche da parte nostra essere conseguenti. A maggio eravamo arrivati allo 0.5 di indice contagio, di Rt, ma avendo avanti giugno luglio e agosto. Ora grazie alla misure già prese siamo su quella strada ma abbiamo di fronte gennaio, febbraio e marzo e dobbiamo essere responsabili. Dobbiamo sapere che dal 7 gennaio si riparte, ma si riparte mettendo in sicurezza le reti sanitarie il più possibile. Se non lo facciamo durante le feste di Natale, quando dobbiamo farlo…». La proposta, sostenuta anche da Speranza e Franceschini, vede un’Italia in zona rossa dal 24 dicembre fino al 6 gennaio, o in secondo luogo un lockdown totale “solo” per il 24-25-26-31 dicembre e 1 gennaio, e fascia arancione per il resto dei giorni di festività. «Si fa il cenone di Natale? La mia risposta è no. Ipotizzare assembramenti è folle. Ipotizzare cenoni oltre i conviventi è una cosa sbagliata. Noi abbiamo il dovere di salvare vite. I cenoni li faremo l’anno prossimo», aggiunge Boccia a DiMartedì mentre le barricate sono già state alzate da M5s, Italia Viva e dallo stesso Conte che non è pienamente convinto di sacrificare gli impegni del Cashback e di chi ha già prenotato per i prossimi giorni biglietti aerei e ferroviari per tornare nelle proprie famiglie. Lo scontro tra ala “dura” e “aperturista” si prevede così nella riunione infuocata delle ore 12: a seguire si dovrebbe capire se e da quando entreranno in vigore le nuove norme: non solo, servirà capire se inasprire i decreti già in vigore o se formulare rapidamente un nuovo Dpcm.
SI SPACCA IL CTS: “SERVONO PIÙ CHIUSURE”
Non solo il Governo ma anche il Comitato Tecnico Scientifico si “spacca” in due componenti al termine della riunione-fiume del pomeriggio: il parere finale inviato al Governo non vede la firma dei tre direttori generali del Ministero della Salute (Achille Iachino, Andrea Urbani e Giovanni Rezza), segno che nel vertice sulle regole per il Natale l’unanimità ancora non c’è stata. «Inasprire le misure e aumentare i controlli in vista del Natale per evitare assembramenti che potrebbero portare a un nuovo aumento della curva dei contagi da coronavirus. Le norme già ci sono e sono quelle del Dpcm del 3 dicembre basta modularle nel modo giusto», fanno sapere gli scienziati che non indicano però chiusure specifiche su Regioni, Comuni e attività commerciali. Il Presidente Iss Silvio Brusaferro ha parlato di maggiore attenzione nei luoghi dove si abbassa la mascherina, dunque bar, negozi, ristoranti ma anche le case delle persone: chiesti interventi per impedire gli assembramenti, ma sarà il Governo che dovrà decidere dopo il report “spaccato” del Cts. Secondo il retroscena del Corriere della Sera, il Comitato ha visto due “anime” esattamente come nel Governo: da un lato il commissario Arcuri che chiedeva regole precise come la zona rossa nazionale, di contro Franco Locatelli che invece voleva lasciare indicazioni più «aperte» senza però riferimenti specifici alle regole da normare. La mediazione ha portato ad un report che conferma il piano per il Natale del precedente Dpcm, lasciando così la “palla” al Governo per la stretta da attuare nei prossimi giorni: «Abbiamo già predisposto un piano per le festività natalizie. Forse qualche ritocchino ci sarà. Alla luce dei suggerimenti del Comitato tecnico scientifico qualche misura ulteriore la introdurremo. Ci stiamo riflettendo. Dobbiamo scongiurare in ogni caso una terza ondata perché sarebbe molto pesante», spiega il Premier Conte dopo aver ricevuto il parere del Cts, «Il sistema delle regioni colorate sta funzionando, abbiamo evitato un lockdown generalizzato come in Germania. Con misure calibrate e ben circoscritte stiamo reggendo bene questa seconda ondata». Domani il vertice decisivo tra Regioni e Governo.
IN CORSO LA RIUNIONE CTS
È in corso la riunione del Comitato Tecnico Scientifico per ordinare le misure da inviare al Governo sul lockdown di Natale: la stretta ormai sembra ineludibile, confermata da tutti i Ministri e dallo stesso Premier Conte. Il Governo attende delucidazione dal Cts in modo da convocare una nuova riunione con i capidelegazione (forse già stasera), prima di vedere poi le Regioni per un confronto sulle misure da adottare nel prossimo Dpcm (domani o giovedì). Le ipotesi restano quelle che abbiamo sottolineato qui sotto, con il decreto che potrebbe a questo punto essere lanciato e comunicato per il finire della settimana: «Ci vuole prudenza in questo momento ma non dobbiamo essere manichei, rischiamo di passare dal liberi tutti a richiudere tutto. Se diciamo che bisogna fare ripartire i consumi e se il governo lancia l’operazione cashback, poi non se la può prendere con i cittadini se escono», ribadisce il Sindaco di Milano Beppe Sala, la medesima linea avanzata da Matteo Renzi nella sua ultima Enews «bisogna avere una posizione e mantenerla, non cambiarla ogni tre giorni dicendo “Chiusura!”, poi “No, ci si potrà muovere fra comuni!” ed infine “No, zona rossa in tutta Italia!”. Si decida una linea, la si spieghi e tutti insieme la si difenda ma senza zigzag». Il Governo resta spaccato ma nelle prossime ore è chiamato a dirimere comunque le nuove regole che potrebbero riportare l’Italia in zona rossa o arancione almeno fino ai primi giorni di gennaio.
VERSO LOCKDOWN NATALE
L’Italia dovrà prepararsi nel giro di pochi giorni ad un nuovo Dpcm sul Natale che porti la zona rossa o arancione a livello nazionale: l’imponderabile solo una settimana fa si è concretizzato tra domenica e lunedì quando il Cts e parte del Governo hanno posto la questione di ridurre ancora le libertà personali e di movimento dei cittadini a fronte del “rischio terza ondata” e del lockdown imposto dalla Germania. Al netto dei nodi politici che sottendono (la Merkel offre il 90% di ristori alle aziende e impone una data certa di fine del lockdown dopo aver tentato tutte le opzioni “light” possibili), il caso italiano è ancora una volta al centro delle attenzioni europee: nei giorni che dovrebbero vedere la “luce” del Recovery Plan, il Governo Conte è impegnato in una complessa “verifica” per evitare la crisi e contemporaneamente si trova a dover prendere nuovi divieti e misure a ridosso del Natale, su richiesta del Cts. «La mia opinione è chiara: le nuove misure ci possono aiutare soprattutto nelle settimane delle vacanze di Natale ad evitare una terza ondata a scongiurare una nuova recrudescenza», ha spiegato ieri al Tg3 il Ministro della Salute Roberto Speranza. Si valuta dunque un’ulteriore stretta nei giorni tra Natale, Capodanno e l’Epifania e la giornata di oggi dovrebbe essere decisiva con un nuovo incontro del Comitato Tecnico Scientifico e poi il report inviato al Governo per prendere le decisioni in tempi rapidi, visto che si è già al 15 dicembre e occorre dare risposte certe alle famiglie e ai lavoratori italiani per i prossimi giorni.
IPOTESI E DATE SUL DPCM
Le principali ipotesi sul nuovo Dpcm Natale (che stringe ancora di più la morsa dopo il decreto del 3 dicembre) sono sostanzialmente due: Italia in zona arancione nazionale, con ristoranti e bar chiusi, spostamenti vietati tra le Regioni e negozi aperti; oppure lockdown nazionale e Italia in zona rossa, come in primavera, con autocertificazione per uscire di casa e tutti i negozi chiusi (eccetto quelli “essenziali”). L’ulteriore nodo da sciogliere, oltre alle misure in quanto tali, sono le date in cui entrerebbero in vigore le nuove regole del Dpcm: la fascia rossa o arancione nazionale potrebbe essere attiva dal 24 dicembre fino al 6 gennaio, nell’ipotesi più “nefasta” mentre si discute anche di tenere gli italiani in casa “solo” il 24-25-26-27-31 dicembre e 1-3-6 gennaio. Il coprifuoco dovrebbe rimanere comunque alle 22, anche se parti del Governo e del Cts consigliano di anticiparlo alle 20 o addirittura alle 18; secondo il Corriere della Sera, il Dpcm sarà ormai inevitabile ma per Conte occorre o accompagnarlo da nuovo decreto legge “cornice” che restringa ulteriormente le libertà personali oppure un emendamento all’ultimo Decreto Natale del 3 dicembre. Dovrebbe invece essere ormai passata la linea del via libera agli spostamenti tra piccoli Comuni il giorno di Natale, in modo da consentire – nel raggio di 10-30 km – il ricongiungimento con i propri parenti stretti.
GOVERNO CONTE SPACCATO SUI DIVIETI
Metà del Governo è tentato da questo ultimo “modello Germania”, ma trova l’opposizione dell’ala “aperturista” che vede di cattivo occhio il cambio di fronte repentino operato da Palazzo Chigi nel giro di pochi giorni. Ieri il Cts ha chiesto al Governo di «potenziare i meccanismi di controllo per il rispetto delle norme già in vigore» e invita l’esecutivo a disporre «misure più stringenti per impedire la circolazione delle persone». I dati al momento non sono “terribili” e non prevederebbero un lockdown nazionale, ma secondo gli scienziati le festività di Natale con movimenti e cene tra parenti e amici potrebbero portare ad una terza ondata in gennaio e per questo «la misura estrema sarebbe imposta come prevenzione di una recrudescenza a gennaio, perché il governo si aspetta tre mesi molto duri» dal punto di vista epidemiologico», riporta il Corriere della Sera su fonti Cts. «Abbiamo già predisposto un piano dedicato alle festività natalizie, anche alla luce dei suggerimenti del Comitato Tecnico Scientifico. Ora si rende necessaria qualche ulteriore misura restrittiva. Ci stiamo riflettendo in queste ore. Dobbiamo scongiurare a ogni costo una terza ondata, perché sarebbe devastante anche sul piano della perdita di vite umane», ha spiegato stamane il Premier Conte in una intervista a La Stampa, «Il sistema delle zone e la suddivisione delle regioni in base ai colori sta dando risultati. Abbiamo evitato un lockdown generalizzato, misura estrema alla quale ora è costretta la Germania e anche altri Paesi come la Gran Bretagna e l’Olanda. Per fortuna, con queste misure ben calibrate e circoscritte, noi stiamo reggendo bene l’urto di questa seconda ondata. Ovviamente mi addolora il numero dei decessi, che rimane elevato». Il Governo resta comunque spaccato, con Italia Viva che fa sapere tramite Teresa Bellanova «Non possiamo sempre cambiare posizione, come i gamberi. E non possiamo prendere misure che fanno saltare i conti economici, come la chiusura dei ristoranti a Natale. Perché li abbiamo fatti aprire? Ora hanno comprato la merce e li chiudiamo?». Per il Cts la ripartenza e l’uscita dalle misure “forti” potrebbe avvenire solo con contagi tra i 5mila e i 10mila (ieri erano 12mila, ndr) e con Rt sotto 0,5 (oggi siamo a 0,8 su scala nazionale): «fino a quando tutte le regioni non saranno sotto la soglia dello 0.5 è indispensabile tenere la guardia altissima e impedire allentamenti in quei luoghi dove le persone abbassano la mascherina», è il messaggio lanciato dal Presidente Consiglio Superiore di Sanità Franco Locatelli.