Natale Mondo, la vera storia dell’agente infiltrato

La storia di Natale Mondo, superpoliziotto e braccio destro di Ninni Cassarà, sarà al centro della prima puntata della nuova stagione di Cose Nostre, in onda nella seconda serata di Rai1. Classe 1952, Mondo, palermitano, si era arruolato in Polizia nel 1972. Nel corso della sua carriera prestò servizio presso il Ministero dell’Interno e la Questura di Roma e successivamente a Siracusa e Trapani. In quest’ultima città fece la conoscenza con Ninni Cassarà con il quale lavorò gomito a gomito per sette lunghi anni. Cassarà lo volle fortemente anche alla Squadra Mobile di Palermo da lui diretta e da quel momento divenne ufficialmente il suo braccio destro.



Entrambi, Natale Mondo e Ninni Cassarà, furono legati a loro insaputa da un filo rosso, la lotta contro la mafia. Proprio questo li portò alla morte. Il primo a perdere la vita in un attentato del 6 agosto 1985 fu proprio Cassarà. In quella occasione per la vita anche l’agente di scorta Roberto Antiochia. Mondo riuscì invece a salvarsi nascondendosi dietro l’auto di servizio ma da quel momento, venendo meno la sua copertura, ebbe ufficialmente inizio il suo calvario.



Natale Mondo e l’amicizia a Cassarà: l’infamante accusa

Nel periodo in cui lavorò a stretto contatto con Ninni Cassarà, Natale Mondo si occupò prevalentemente di indagini sulle cosche mafiose. Sposato e padre di due bambine, a Palermo il poliziotto era infiltrato nei clan mafiosi del suo quartiere e si occupava di dare la caccia ai latitanti più pericolosi riuscendo a portare alla sbarra molti boss di Cosa Nostra, nell’ambito del Maxiprocesso. Mondo era un perfetto conoscitore del territorio e grazie ad una valida rete di contatti riuscì ad infiltrarsi nelle cosche del suo quartiere ottenendo informazioni importanti sulle loro attività malavitose. Quando però l’amico e dirigente Cassarà rimane ucciso nel terribile attentato, tutto è destinato a cambiare per sempre. Nessuno, infatti, potrà testimoniare il suo lavoro da infiltrato e questo doppio gioco gli si ritorcerà contro.



Fu così arrestato con un’accusa infamante: essere alle dipendenze di Cosa Nostra. Un collaboratore di giustizia gli aveva falsamente attribuito un ruolo di informatore nell’omicidio di Cassarà e bastò questo per venire tacciato di essere la talpa del clan all’interno della questura palermitana nella quale prestava servizio. Ebbe così inizio un lungo e doloroso calvario giudiziario durante il quale Natale Mondo riuscì poi finalmente a dimostrare la sua totale innocenza. A scagionarlo fu soprattutto la testimonianza della vedova Cassarà e di altri colleghi che confermarono il ruolo di infiltrato di Mondo nella famiglia dell’Arenella su richiesta dello stesso Cassarà al fine di fare luce sui traffici di eroina tra la Sicilia e la Lombardia.

La vendetta di Cosa Nostra

Se, da una parte, Natale Mondo riuscì a togliersi di dosso l’infamante accusa di essere un membro di Cosa Nostra, dall’altra la sua riconosciuta innocenza segnò al tempo stesso la sua condanna a morte. Una volta venuto alla luce il vero ruolo del poliziotto, la mafia non ha perdonato il ‘doppio gioco’ e la sua vendetta non tardò ad arrivare. Era il 14 gennaio 1988 quando Natale fu ucciso davanti al negozio di giocattoli della moglie, crivellato da colpi di pistola. A raggiungerlo fu un gruppo di sicari che non gli diede scampo. L’agente non ebbe neppure il tempo di estrarre la pistola. Mondo fu ucciso a soli 36 anni nel suo quartiere dell’Arenella.

Il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci lo scorso gennaio ha voluto ricordare il superpoliziotto a 34 anni dalla morte: “Un poliziotto brillante e caparbio, che ha pagato due volte la sua volontà di servire lo Stato e che ha continuato a farlo, fino alla fine, anche dopo essere scampato miracolosamente alla morte durante l’assassinio di Ninni Cassarà”. Ricordarlo a 34 anni dal suo omicidio, ha aggiunto Musumeci, ha significato ricordare tutti coloro che ancora oggi continuano a combattere per liberare la Sicilia dalla morsa di Cosa Nostra.