Domani 7 gennaio 2020 si festeggia in tutte le Chiese d’Oriente il Natale ortodosso, la nascita del Signore anche per i fratelli di fede dei Cattolici che invece oggi con l’Epifania celebrano l’ultima grande festa del periodo di Natale: come da tradizione, a festeggiare la Natività di Gesù nel giorno del 7 gennaio troviamo sia le Chiese del Medioriente sia quelle cattoliche greco-ucraine ma anche ovviamente gli ortodossi che vivono in Russia, Bielorussia, Serbia, Croazia, Macedonia. Un grande giorno di festa e di pace che però inevitabilmente, specie per i fratelli cristiani che vivono nell’area mediorientale, non può che rappresentare un fattore di costante timore e insicurezza per quanto sta avvenendo in Iran, Iraq, Siria e anche in Libia. Dopo l’attacco degli Usa contro il generale Soleimani (leader militare dell’Iran, ndr) il pericolo di ripercussioni contro l’Occidente e contro simboli cristiani potrebbe arrivare già durante i festeggiamenti per il Natale Ortodosso e Orientale, anche se la stretta sulla sicurezza dei luoghi più sensibili sta avvenendo da giorni.



IL NATALE ORTODOSSO PER LE CHIESE D’ORIENTE

Con la preghiera rinnovata dai fratelli cattolici tramite l’invito di Papa Francesco alla pace universale nel nome di Gesù, le comunità ortodosso e orientali si apprestano a festeggiare il proprio Natale sotto il segno della misurazione e del timore per quei venti di guerra che soffiano dal Medio Oriente: il Natale Ortodosso si festeggia il 7 gennaio non per una volontà “scismatica” come ancora alcuni ritengono, ma per un mero motivo di calendario. «La maggior parte delle chiese ortodosse di tutto il mondo utilizzano il calendario giuliano, creato sotto il regno di Giulio Cesare nel 45 a.C., e non hanno adottato il calendario gregoriano, proposto dal latino Papa Gregorio di Roma nel 1582», ha spiegato l’Archimandrita Christopher Calin, decano della cattedrale ortodossa russa. Il Natale anche gli ortodossi lo festeggiano il 25 dicembre, solo che nel loro calendario in uso questa data cade sul “nostro” 7 gennaio (per cui l’Epifania per loro diventa la Vigilia di Natale, ndr): «il Natale è ancora conservato il 25 dicembre, che sembra appena cadere ritardo di 13 giorni sul calendario giuliano», conclude Calin. La vigilia è il giorno del rigore con digiuno fino a mezzanotte e tante preghiere, mentre domani il Natale ortodosso prevede un rituale più “sobrio” meno dominato dalla mondanità di feste e regali ma più concentrato dal ritrovo in famiglia davanti al focolare. Come da tradizione, nella Santa Messa di mezzanotte, terminata la preghiera, i fedeli intonano l’inno di Natale e al centro della chiesa viene portata l’icona che rappresenta la festività, ovvero una candela accesa che simboleggia la Stella Cometa.

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