Albero o Presepe? Ormai appare un’alternativa superata dagli eventi. Non solo perché dopo che venne innalzato l’Albero di Natale in piazza San Pietro dall’allora Giovanni Paolo II, oggi Santo, venne anch’esso ricondotto nell’alveo della tradizione cattolica, ma soprattutto perché ben altri “simboli” si sono sostituiti ad entrambi.
Ma all’inizio non fu così. Per chi ha vissuto l’infanzia nella terra di don Camillo e Peppone in quei “favolosi anni sessanta”, cresciuto in quelle famiglie dove non di rado convivevano due tradizioni popolari, lo spartiacque era abbastanza chiaro: l’Albero del papà comunista, il Presepe della mamma cattolica. Questo ovviamente aveva anche le sue ricadute politiche nel paese, per cui l’Albero troneggiava nella piazza centrale ed i Presepi erano relegati nelle chiese parrocchiali. L’unica cosa che unificava tutti, rossi e bianchi, mamme e papà, figuratevi le nonne, era Santa Lucia. Guai a chi avesse avuto il coraggio di toccarla. A lei era affidato il compito di portare i regali (anche il carbone per i più discoli). Non c’era gara prima, non c’è gara neanche oggi con Babbo Natale.
Tornando però ad Albero/Presepe, l’alternativa o la convivenza casalinga erano il frutto di quelle trattative di cui i piccoli infanti non erano mai spettatori, svolgendosi di solito in quegli orari per loro dedicati al sonno profondo. Viene quasi da rimpiangere quel sentimento così umano e quindi religioso che permeava quegli uomini e quelle donne che veramente hanno “fatto l’Italia”, capaci di unirsi e vivere fino alla fine dei loro giorni, di sacrificarsi per quell’ideale che permeava le loro vite e che investiva i figli, il lavoro, le strade ed i paesi, per il quale valeva la pena fare sacrifici e pianti.
Però anche oggi esistono segni di speranza, anche oggi la “lieta novella” del Natale è affermata. Non mi hanno mai interessato molto le Sacre rappresentazioni del Natale, da piccolo perché dalle nostre parti non si facevano, da padre di famiglia perché bastavano le recite dei figli nelle scuole (paritarie ovviamente). Ma poi “il caso”(?) ti prende in contropiede. Un invito. Imprevisto. Galeotta la cena con una giovane famiglia di Reggio nell’Emilia. Al termine, l’invito ad andare alla Sacra rappresentazione del Natale che avrebbero fatto insieme ad altre giovani famiglie loro amiche. Il ghiaccio lentamente stava salendo verso il sorriso da commiato, la mente elaborava ad una velocità superiore dei server di Google le probabilità di partecipazione che in un attimo stavano giungendo allo zero, gli ultimi atomi residui di laicità urlavano nel profondo.
Il “vedremo se siamo liberi” uscì con quel convincimento mentale del “mi sono bastate quelle recite dei figli”. Ma (c’è sempre un “ma” celato nell’imprevisto) saranno stati i loro sguardi, le loro parole o il loro essere così semplici e genuini, che poi ti ritrovi nella domenica più fredda dell’Avvento in piazza a Reggio nell’Emilia. I quadri viventi della Sacra Rappresentazione si snodano per le vie dello shopping cittadino. Fra lo sfavillio delle luci e gente indaffarata negli acquisti, dribblando i tavoli dei bar e capannelli di giovani alla moda, nell’indifferenza saccente o nella curiosità scettica, passa questo corteo di giovani, adulti e bambini dietro a quell’asino che porta una giovane Vergine incinta.
Sei lì adesso, ora, come 2023 anni fa. Adesso come allora, senza patria. Perché il cristiano è di un’altra patria. La grotta ci attende sulle scale della Cattedrale nella piazza con le bancarelle per gli acquisti. I canti e le letture sembrano avvolgere la scena della Natività che si sta compiendo in quel momento di tempo e di spazio a Reggio. Il brusio degli acquisti, il vociare della gente, gli inviti agli acquisti sembrano voler soffocare quella scena, come fosse lo stesso giorno del censimento a Betlemme.
No, non è un ricordo di un passato questa Sacra rappresentazione, non è la proiezione di un vecchio film in bianco e nero rivisto decine di volte, ma Qualcosa di presente in quei volti e occhi di giovani famiglie e bambini che abbraccia e può amare. Solo l’Amore ci attrae togliendoci dall’indifferenza.
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