Natalia Turine parla della vita in Russia
Natalia Turine, famosa giornalista russa, in un suo articolo sul giornale francese L’Opinion ha parlato della Russia, nella quale è nata e cresciuta e che dipinge con il tristemente vero epiteto della prigione, la “prigione russa“. “La storia russa è un cerchio, si gira in tondo come fanno i detenuti durante la loro passeggiata nel cortile”, apre l’articolo. “Ogni giorno assomiglia al precedente e al successivo, niente cambia”, sostiene.
Ma secondo Natalia Turine, la “prigione russa”, come la chiama lei, è costruita attorno alla convinzione che i russi non siano parte del mondo comune. Convinzione che ha permesso a Putin, “il nostro monarca, di derubarci”, dice, “non abbiamo diritti, stiamo girando in tondo in attesa del magro pasto della prigione”, ma la realtà della Russia si appoggia su fondamenta ben precise. L’isolazionismo innanzitutto, “se il mondo progredisce, la Russia farà sforzi incommensurabili per mantenere tutto come prima”. “Il mondo russo”, scrive, “che ha dichiarato guerra alla civiltà occidentale, è davvero un mondo carcerario”, ma è anche vero che “la prigione è un luogo di resistenza”.
La prigione russa, secondo Natalia Turine
La giornalista Natalia Turine continua il suo pensiero, spiegando le fattezze della prigione russa, nella quale si trova “metà del paese, trattenuta dall’altra metà, in libertà vigilata. Nel 1917 metà del Paese dichiarò che l’altra metà non aveva più il diritto di esistere. Nel 2022 i russi hanno deciso che in Ucraina ci sono russi che pensano di essere ucraini e che dovrebbero tornare normali, ovvero Russi”.
Una prigione, quella russa descritta da Natalia Turine, in cui “Putin non ha chiuso i confini”, ma nella quale se si sceglie “la libertà in Occidente spesso finisce male“. Back in USSR, celebre canzone dei Beatles, secondo lei “è una triste canzone sulla prigione russa”, ma il loro capo ha un obiettivo, quasi una promessa che ha fatto ai suoi carcerati, “condurrà il suo popolo nel paradiso della dittatura dell’uguaglianza“, portata avanti con la conquista dell’Ucraina. Conquista che altro non è che “il sogno della rivoluzione bolscevica realizzato. Più classi, più comunità. Tutti uguali, morti“.
Una cosa è tristemente nota nella “prigione russa“, secondo la giornalista Natalia Turine, “il tuo status si misura dalla distanza tra te e il secchio degli escrementi. Più ci sei vicino, più sei in basso nella gerarchia”. Ed è iconico, a tal proposito, che il 7 novembre scorso, in occasione proprio dell’anniversario della Rivoluzione d’Ottobre, “la città di Volgograd (ex Zaristyn, ex Stalingrado) è stata letteralmente inondata di escrementi” per un problema fognario.