Natalya Vovk accusata di aver ucciso Darya Dugina
Natalya Vovk è la donna che, secondo l’FSB (i servizi segreti russi), sarebbe l’autrice materiale dell’attentato che ha ucciso Darya Dugina, figlia dell’ideologo di Vladimir Putin. Nell’omicidio sarebbe coinvolta anche la figlia dodicenne della donna, che sarebbe stata incastrata da alcune prove che, per alcuni, risultano essere sommarie e incongruenti. La donna, secondo la ricostruzione dei servizi segreti russi, sarebbe in Russia da luglio, mentre ora le sue tracce si sono perse in un ultimo video che la filma mentre varca il confine con l’Estonia.
Contro Natalya Vovk vi sono una serie di video, tra i quali il primo del suo ingresso nel paese a bordo di una Mini con sua figlia dodicenne. Una volta a Mosca avrebbe affittato un appartamento nello stesso palazzo di Darya Dugina, come si vede in un altro video. Nella giornata di sabato avrebbe raggiunto il convegno nel quale la Dugina si trovava assieme al padre, avrebbe piazzato l’esplosivo sotto al suv della donna e con la Mini si sarebbe diretta verso l’Estonia. Natalya Vovk è riuscita ad entrare ed uscire dalla Russia, secondo l’FSB, grazie a tre diverse targhe alternate sulla sua Mini. Con una targa del Donesk è entrata in Russia, muovendosi al suo interno con targa ucraina ed, infine, lasciando il paese con una targa del Kazakistan.
Natalya Vovk: le incongruenze alla versione del Cremlino
Insomma, il Cremlino sembra non aver alcun dubbio in merito al coinvolgimento di Natalya Vovk nell’attentato che ha ucciso Darya Dugina. Il padre della ragazza chiede vendetta, auspicandosi che “l’operazione speciale” in Ucraina si concluda con la cancellazione del paese dalle mappe. Putin ha espresso il suo cordoglio, mentre anche da varie altre cariche del paese sarebbero partite richieste di ritorsioni nei confronti di Kiev, come afferma il Corriere della Sera. Ma, secondo alcuni commentatori e siti di inchiesta, la versione dell’FSB non sarebbe molto convincente.
Innanzitutto, risulta strano che Natalya Vovk, da tempo nell’elenco degli appartenenti ai gruppi militari ucraini, sia riuscita ad eludere i controlli dei servizi segreti. Inoltre, a sostegno della loro tesi ci sarebbe anche la tessera di appartenenza della Vovk al battaglione Azov, resa pubblica dall’FBS stesso. Tuttavia, la tessera che risulta registrata nel 2020, riporta il cognome Shaban, ovvero quello dell’ex marito dalla donna, con il quale ha divorziato nel 2016.
Infine, tra le incongruenze evidenziate nelle indagini dell’FBS contro Natalya Vovk, c’è anche qualcosa di strano legato alla Mini che lei avrebbe usato. La macchina era apparsa a luglio su un sito di vendita ucraino ed è stata venduta alla fine del mese ad una donna di Kaliningrad, in Crimea. Per i commentatori risulta, infine, poco plausibile che la donna si sia fatta accompagnare dalla figlia 12enne per l’attentato. Kiev, dal conto suo, nega che la donna fosse una militante, tacciando la tessera come falsa e sottolineando come risulti impiegata nel settore bancario, negando anche ogni coinvolgimento nella vicenda.