Si attendono gli esiti dell’autopsia per capire cosa sia accaduto a Natasha Chokobok, la mamma di Legnago trovata morta nelle acque del fiume Adige. Il contesto in cui bisogna inserire questa morte è però quello di una storia tormentata fin dall’inizio con il compagno Alin. La cugina della vittima, intervistata da “La vita in diretta”, ha dichiarato:”Quando erano fuori sembravano una famiglia felice, dentro no. Natasha è finita nel febbraio 2017 e il 28 ottobre dello stesso anno. Volevo vederla, lei era col collo coperto e non voleva parlare, aveva paura di dire quello che le era successo perché lui era lì accanto. Un amico ha detto che lui una volta si vantava di averle dato un pugno e che lei era rimasta svenuta per due ore. La bambina era la sua vita. Non posso immaginarmi cosa ha sofferto in questi 8 anni. Se anche come lui dice si è tolta la vita, Alin deve pagare lo stesso per questi 8 anni da incubo”. (agg. di Dario D’Angelo)



NATASHA CHOKOBOK: OMICIDIO O SUICIDIO?

Natasha Chokobok, la mamma ucraina di 29 anni scomparsa da Porto di Legnago, in provincia di Verona, lo scorso 9 aprile e trovata morta nel fiume Adige il venerdì prima di Pasqua, si è tolta la vita o qualcuno l’ha uccisa? E’ questo il grande interrogativo dopo il ritrovamento del cadavere nel fiume, non troppo distante dall’abitazione da cui era uscita l’ultima volta per andare a gettare l’immondizia senza farvi più ritorno. Fin dal primo momento i familiari della donna hanno puntato il dito contro il suo compagno, un cittadino rumeno di 35 anni, che a sua volta il giorno dopo la scomparsa della compagna aveva presentato regolare denuncia alle forze dell’ordine. Natasha aveva lasciato a casa tutto: documenti e cellulare, con quest’ultimo acquisito dagli inquirenti. Eppure i sospetti degli investigatori si sono concentrati fin da subito sul compagno: perché a quanto pare le cose tra loro non andavano affatto bene…



NATASHA CHOKOBOK, LE ACCUSE DEI FAMILIARI

Il compagno di Natasha Chokobok, intervenuto qualche giorno fa a “La vita in diretta”, si è difeso dalle pesanti accuse dei parenti della vittima, che hanno subito sottolineato come non fosse la prima volta che la mamma ucraina, che ha lasciato una figlia di 6 anni, si allontanasse da casa per sfuggire alle violenze del marito. L’uomo, Alin Rus il suo nome, però ha negato ogni addebito:”Sono stato tutta la notte sveglio, ho chiamato anche mia sorella in Romania. Verso le 22-23 sono andato a denunciare la sparizione alle forze dell’ordine. Non l’ho picchiata quella sera, non è vero quello che dicono i parenti”. La zia materna, come riportato da L’arena, di una cosa si è detta sicura:”È impossibile che abbia cercato di fuggire o si sia gettata nel fiume: mia nipote era troppo affezionata alla bambina, viveva per la sua piccola. Che senso avrebbe avuto andarsene senza di lei? Se qualcuno ha fatto del male a Natasha probabilmente è stato proprio per la bimba. Lei ci aveva confidato che Alin l’aveva minacciata di portarle via la figlioletta se avesse ancora osato denunciarlo”

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