“Prima del 24 febbraio non esisteva alcuna prospettiva di adesione dell’Ucraina alla Nato“. Così Nathalie Tocci in occasione di un suo intervento a In Onda. Una frase per la quale la politologa, direttrice dell’Istituto Affari Internazionali di Roma, è stata duramente attaccata su Twitter e Telegram. A prenderla di mira, in particolare, utenti con posizioni filo-russe, convinti che abbia commesso una clamorosa gaffe con la sua analisi. Per dimostrare ciò hanno condiviso un video in cui vengono ripercorsi tutti i tweet del presidente Volodymyr Zelensky tra incontri e summit con la Nato come tema. Ma c’è un errore di fondo: si fa confusione tra il progetto dell’Ucraina con le reali e concrete prospettive di adesione alla Nato, a cui invece fa riferimento Nathalie Tocci.
Fino al 23 febbraio, infatti, l‘Ucraina non stava per entrare nella Nato. “Non era in corso alcuna accelerazione in questo senso e la prospettiva restava remota“, scriveva nei giorni scorsi Federico Fubini sul Corriere della Sera. Basterebbe ricostruire gli eventi per comprenderlo. Dal 1994 l’Ucraina fa parte della Partnership for Peace che la Nato offre ai Paesi con cui è in buoni rapporti. Tre anni dopo è stata istituita la commissione per far avanzare la cooperazione tra le parti. Dal 2009 ha provato a far avanzare il processo di integrazione e recentemente le autorità di Kiev hanno avuto diverse iniziative per avanzare la propria candidatura, come fanno riferimento i critici di Nathalie Tocci.
IL PROGETTO UCRAINO E GLI SCENARI REALI
La fretta dell’Ucraina era dettata dalla necessità di mettersi sotto l’ombrello della Nato per proteggersi da ciò che sta accadendo. L’idea era che così la Russia avrebbe esitato a invaderla. Ma negli ultimi vertici Nato del 2021 all’Ucraina non è stata offerta neppure una road map o un Membership Action Plan in vista dell’adesione. Quindi, si riconosceva la candidatura, ma senza fare nulla di concreto. Infatti, Francia e Germania si stavano opponendo al Membership Action Plan per l’Ucraina, proprio per i timori legati alla reazione di Vladimir Putin. In Europa non si voleva tra i membri della Nato uno Stato ancora in guerra con la Russia, a fronte dell’occupazione della Crimea e del conflitto in Donbass. Come evidenziato, quindi, da Federico Fubini sul Corriere della Sera, l’attività diplomatica nelle settimane prima dell’invasione non riguardò l’adesione dell’Ucraina alla Nato, ma su come comunicare agli ucraini che non ci sarebbe stata. Ne parlò il presidente francese Emmanuel Macron con Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky l’11 e 12 febbraio scorso, secondo quanto ricostruito da diversi diplomatici. Si parla anche di uno scontro tra Macron e Zelensky, perché il primo voleva che il presidente ucraino si assumesse la responsabilità di rinunciare ufficialmente alla candidatura dell’Ucraina. Zelensky invece avrebbe sfidato Macron e l’Europa a chiudergli la porta in faccia per non tradire il mandato ricevuto dai suoi elettori.
LA SCOMODA PROMESSA DELL’OCCIDENTE
Il cancelliere tedesco Olaf Scholz nove giorni prima della guerra in Ucraina disse che non si sarebbe parlato dell’adesione alla Nato fino alla fine della permanenza di Vladimir Putin al Cremlino. Considerando che la costituzione russa gli consente di restare al potere fino al 2036, il discorso era stato chiuso per altri 14 anni. Ma volendo andare ancor più indietro nel tempo, il discorso era chiuso già a dicembre 2021, quando già si temeva l’invasione per via dei soldati e mezzi dispiegati dalla Russia al confine con l’Ucraina. Il presidente americano Joe Biden e l’omologo russo Vladimir Putin il 7 dicembre si confrontarono e il secondo chiese una garanzia legale che l’Ucraina non sarebbe mai entrata nella Nato. Una richiesta semplice, ma irricevibile per l’Occidente, perché lo avrebbe messo in imbarazzo, in particolare gli Stati Uniti. In primis, perché voleva dire cedere l’Ucraina all’influenza russa, inoltre 10 anni fa era stato promesso all’Ucraina che sarebbe diventato membro Nato. Una promessa vaga che però nessun membro voleva mantenere. Ma rimangiarsela sarebbe stato un problema. Il New York Times la definì una promessa azzardata, forzata dall’allora presidente americano George W. Bush nonostante lo scetticismo di altri Paesi. Infatti, Biden aveva ripetutamente detto che l’adesione dell’Ucraina era “fuori discussione“.