Chi conosce il Friuli sa che la sua orografia è caratterizzata anche da greti di torrenti in secca per buoni periodi dell’anno. Greti ampi, puliti, privi d’alberi, ricoperti di ghiaia bianchissima, che all’occhio inesperto possono apparire privi d’acqua da anni. E invece, chi in Friuli ci vive ricorda i racconti e le notizie di riempimenti improvvisi, da un’ora all’altra, per effetto di intense piogge, così tipiche di una terra che vanta il mare a Sud e, nel contempo, a distanza di poche decine di chilometri, anche scoscese montagne, frequentemente orientate da Est a Ovest. Catene, come quella dei Musi, che a Nord fanno da sbarramento alle nuvole cariche di umidità provenienti dal mare e le costringono a risalire in quota, per poi scontrarsi con le masse d’aria fredda provenienti da settentrione e da levante. E il conseguente effetto è dato dalle intense precipitazioni.
Perciò, tra i ricordi impressi nelle popolazioni locali, sono particolarmente vivi quelli di qualche compagnia dell’esercito, oppure anche di gruppi giovanili forestieri che, nel corso delle esercitazioni o escursioni estive tra le montagne locali, avevano trovato, come unici luoghi adatti all’allestimento delle tende, proprio greti di torrenti secchi, sufficientemente ampi e privi di alberi. Purtroppo, in diverse occasioni, è bastato un improvviso temporale notturno per riempire d’acque impetuose, in men che non si dica, anche semplicemente mezz’ora di pioggia, quei corridoi di scorrimento veloce, sorprendendo nel sonno quelle povere vite impreparate al peggio.
Complice qualche sprazzo di sole, qualcosa di simile dev’esser accaduto ieri a quei tre ragazzi romeni, abbagliati dalla bellezza selvaggia e naturale del Natisone a Premariacco, bianco di sassi e verde di vegetazione e alberi sulle sponde, un fiume che nel corso dei secoli ha scavato forre rocciose profonde, selvagge, splendide, elette anche recentemente a set di film.
Notata un’isoletta di ghiaia asciutta, posta tra rivoli d’acqua limpidissima, di colore verde smeraldo, le due ragazze e il ragazzo avran pensato di godersi il panorama incantato, un caldo sole su una spiaggia naturale di ciottoli puliti. Poi dev’esser stata sufficiente una scrosciante pioggia, forse lontana, a far salire in maniera inattesa e rapida il livello dell’acqua, ora non più cristallina, ma piena ormai di terra e fango. E anche questa volta, in men che non si dica, pur con i soccorritori intervenuti rapidamente con scale e corde lanciate nel vuoto nel tentativo di salvarli, l’acqua torrenziale si è portata via quelle tre povere vite, ormai l’un l’altra abbracciate nell’ultimo tentativo di difendersi da un nemico inatteso e feroce. Non è ancora dato sapere se le tonnellate d’acqua si son portate quei poveri corpi giù nelle forre rocciose e profonde, dove le correnti ribollono e levigano da sempre le rocce compatte.
A volte la vita sembra l’esplodere di una tragedia inattesa e insensata. L’unico conforto per chi resta, per chi è piegato dal dolore per la perdita di tre giovani figli, può essere la certezza che ora quelle vite piene di gioia e attesa, non ancora pronte ad un passo così definitivo, sono arrivate al destino che attende ognuno di noi, dentro un abbraccio più grande, quello del Padre di tutti e di tutto.
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