L’allargamento della Nato continua e gli attuali 31 Stati membri (dopo la recentissima adesione della Finlandia) diventeranno 32 con la prossima entrata della Svezia. Il trattato costitutivo della Nato è stato firmato a Washington il 4 aprile 1949 dai 12 Stati fondatori: Belgio, Canada, Danimarca, Francia, Islanda, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Norvegia, Portogallo, Regno Unito e Stati Uniti. Un trattato che ha ratificato la Guerra Fredda ormai in atto con l’ex alleato sovietico, che ha reagito, anche per l’entrata nella Nato della Germania dell’Ovest, con la costituzione nel 1955 del Patto di Varsavia: URSS, Albania, Bulgaria, Cecoslovacchia, Polonia, Romania, Ungheria. Stalin è morto da due anni e a capo dell’Unione Sovietica c’è Kruscev, ma gli accordi presi a Yalta tra gli allora alleati Stalin, Roosevelt e Churchill continuano a dividere in due blocchi l’Europa. Nel 1956 anche la Repubblica Democratica Tedesca (o Germania dell’Est) si aggiunge al Patto di Varsavia.



Entrambi i Patti erano dominati dalle rispettive potenze guida, ma nella Nato i Paesi alleati mantenevano la loro indipendenza, mentre nel Patto di Varsavia i Paesi “satelliti” non avevano nessuna reale autonomia da Mosca. La repressione della Primavera di Praga nel 1968 è stato  l’unico intervento diretto del Patto, sciolto definitivamente nel 1991. La Nato ha invece continuato la sua espansione: nel 1952 sono entrate Grecia e Turchia, nel 1955 si è aggiunta la Repubblica Federale Tedesca, nel 1982 la Spagna. Al momento del crollo dell’Unione Sovietica, con lo scioglimento dell’antitetico patto, partecipavano quindi alla Nato 16 Stati, la metà rispetto ad ora.



Un primo allargamento è avvenuto nel 1999 con l’ammissione di Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca, seguito nel 2004 dall’adesione di Bulgaria, Estonia, Lettonia, Lituania, Romania, Slovacchia e Slovenia. Così, tutti gli Stati un tempo dominati da Mosca, tranne Bielorussia e Ucraina, sono diventati parte della Nato, con connotati antirussi, più o meno espliciti, giustificati dalla storia di questi Paesi. Nel 2009 sono entrate Albania e Croazia, nel 2017 il Montenegro, nel 2020 la Macedonia del Nord, e si arriva così al 2023 con Finlandia e Svezia. L’adesione di questi ultimi due Paesi, tradizionalmente neutrali, è una diretta conseguenza dell’aggressione russa all’Ucraina, mentre per gli altri il motivo può essere trovato nel persistente stato di turbolenza dei Balcani.



Il collasso dell’Unione Sovietica, quindi del nemico da cui difendersi, ha indotto a pensare che l’Alleanza potesse anche sciogliersi, una domanda che si trova anche sul sito ufficiale della Nato. La risposta è che, anche se l’URSS non esisteva più, rimanevano altre due ragioni per continuare l’Alleanza: contrastare la crescita dei nazionalismi combattivi e provvedere a costruire una sicurezza collettiva che avrebbe incoraggiato la democratizzazione e l’integrazione politica dell’Europa.

Un programma piuttosto vasto, reso ancor più ampio con la costituzione dei “partenariati”, una specie di associazione alla Nato senza i diritti spettanti ai membri, che attualmente comprende 18 Stati, dato che la Svezia diventerà Stato membro. Tra gli Stati partner vi sono anche Ucraina, Russia e Bielorussia, questi due ultimi sospesi dopo l’annessione nel 2014 della Crimea da parte della Russia, ora definita come “la più significativa e diretta minaccia alla sicurezza degli Alleati e alla pace e stabilità nell’area Euro-Atlantica”. Il sito della Nato elenca numerosi atti di Mosca a sostegno di questa dichiarazione, ma rimangono alcune perplessità di fondo.

La Nato si definisce un’alleanza difensiva, ma sembra che il suo motto rimandi a “la migliore difesa è l’attacco”. Credo sia difficile considerare difensive guerre come quelle contro la Libia o l’Iraq, tantomeno i bombardamenti sulla Serbia per staccarne il Kosovo. Credo anche che possa essere messa in discussione l’invocazione dell’articolo 5 del Trattato contro l’Afghanistan. Nessuno degli attentatori alle Torri Gemelle veniva dall’Afghanistan (dall’Arabia Saudita 15 su 19) e il rifiuto di consegnare i capi di al Qaeda non penso potesse giustificare una guerra globale. Per far fuori bin Laden è bastata una ben organizzata azione di commando. Una guerra durata vent’anni e finita con una vergognosa ritirata, di cui finora nessuno si è assunto la responsabilità.

Per quanto riguarda l’attuale regime russo non vi è dubbio che sia dispotico e violento e che Putin faccia uso della tradizione imperialistica russa e strumentalizzi in tal senso anche parte della Chiesa ortodossa. Mi chiedo però: la Russia di Putin è così diversa dalla Turchia di Erdogan (definito “dittatore” da Mario Draghi) e dal suo disegno neo-ottomano?  Tuttavia, la Turchia rimane un elemento fondamentale della Nato e ha riavviato, con il ricatto, l’iter per l’adesione all’Ue.

Sul sito della Nato si accusa ripetutamente la Russia per la guerra contro la Georgia, partner dell’Alleanza. Perché non si usano gli stessi toni per l’altro conflitto tra due partner Nato, Azerbaigian e Armenia? Sul Sussidiario, l’ambasciatrice armena in Italia ha ben illustrato quanto sta avvenendo nel Nagorno Karabakh a danno della popolazione armena. Forse perché l’Azerbaigian ha il petrolio ed è fiancheggiato dalla Turchia di Erdogan? Le domande potrebbero continuare, ma chiudo con questa: allora, dobbiamo uscire dalla Nato? Non credo, ma lasciamo a Washington l’armatura del cavaliere bianco senza macchia e senza paura, tanto nessuno ci crede più, e cominciamo a operare realmente perché le guerre vengano evitate. A partire dalle nostre.

 

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