Naufragio Bayesian: c’è un nuovo indagato per il disastro del veliero affondato nelle acque davanti a Ponticello (Palermo), il 19 agosto scorso. Oltre al comandante James Cutfield, che era al timone dell’imbarcazione di lusso del magnate inglese Mike Lynch (morto con la figlia 18enne Hannah e altre 5 persone, 15 i sopravvissuti), la Procura di Termini Imerese, riporta Ansa, ha iscritto l’ufficiale di macchine che quella notte faceva parte dell’equipaggio, Tim Parker Eaton.



Stando a quanto si apprende, le ipotesi di reato in testa al fascicolo sono naufragio e omicidio plurimo colposi. I pm contesterebbero a Tim Parker Eaton il fatto di non aver attivato i sistemi di sicurezza utili a chiudere i portelloni del Bayesian. Una “dimenticanza”, riferisce ancora l’agenzia di stampa, che avrebbe portato alla tragedia con l’ingresso dell’acqua in sala macchine fino all’affondamento del veliero. Nelle prossime ore, la lista degli indagati potrebbe allungarsi ulteriormente.



Naufragio Bayesian, il comandante indagato James Cutfield non risponde al pm

Poche ore fa, interrogato in veste di indagato per il naufragio del Bayesian, il comandante James Cutfield si sarebbe avvalso della facoltà di non rispondere. Alle domande del pubblico ministero avrebbe opposto il suo silenzio, mentre si allarga l’inchiesta della Procura di Termini Imerese sul disastro costato la vita a 7 delle 22 persone che erano a bordo quella tragica notte del 19 agosto.

Gli avvocati che lo assistono, riporta Ansa, hanno spiegato il motivo della scena muta durante l’interrogatorio davanti al pm: “Si è avvalso della facoltà di non rispondere per due fondamentali ragioni: primo perché è molto provato, secondo perché noi siamo stati nominati ieri e per articolare una linea difensiva compiuta, completa e corretta abbiamo bisogno di acquisire una serie di dati che al momento non possediamo“.



L’ex comandante del Bayesian non crede all’ipotesi del portellone aperto

Tra gli scenari al vaglio degli inquirenti che lavorano alla ricostruzione delle cause del naufragio del Bayesian, quello di un portellone rimasto aperto che avrebbe portato il veliero di lusso – lungo 56 metri e considerato inaffondabile – a imbarcare acqua e inabissarsi nel giro di pochi minuti trascinando con sé la vita di 7 persone e circa 18mila litri di carburante (elemento, quest’ultimo, che apre al rischio collaterale di un disastro ambientale). Si tratta di una ipotesi che mette al centro delle piste da percorrere quella di un errore imputabile all’equipaggio e alla quale l’ex comandante del Bayesian, Stephen Edwards, non crede.

Lo riporta Ansa, secondo cui Edwards, che avrebbe lavorato sul veliero dal 2015 al 2020, ritiene impossibile uno sbaglio del genere: “Al 100% il portellone non era aperto“. Si sarebbe invece convinto che lo yacht, trovatosi improvvisamente nel vortice di un fenomeno atmosferico violento come il downburst registrato quella notte davanti alla costa palermitana, “è andato oltre i suoi limiti operativi“. I punti da chiarire sono ancora tanti e l’indagine è in una fase molto fluida: si sondano i motivi che avrebbero spinto a lanciare l’allarme 32 minuti dopo l’inizio dell’emergenza e si cerca di capire perché, in quelle condizioni meteo estreme, il Bayesian sia rimasto in mare finendo per colare a picco.