Cosa c’entra il decreto Ong con il naufragio di migranti a Cutro? Assolutamente nulla. Dopo l’ennesima tragedia del mare, le opposizioni si sono scagliate contro il governo Meloni. Del resto, l’immigrazione è uno dei dossier chiave su cui il Pd guidato ora da Elly Schlein promette battaglia. Così nel mirino è finito il decreto sulle Ong, che però non c’entra proprio niente, visto che la tratta in questione non è coperta dalle navi delle organizzazioni umanitarie. Quindi, i soccorsi mancati non erano possibili.



Lo spiega Italia Oggi, evidenziando il fatto che non era solo una questione di meteo, ma legata anche al fatto che nessuna richiesta di aiuto era stata lanciata in maniera tempestiva. Comunque, in dieci anni, stando ai dati raccolti dall’Oim (Organizzazione internazionale per le migrazioni), le morti nel Mar Mediterraneo sono state 26mila. Numeri che di sicuro sottostimano la realtà dei naufragi invisibili. Nel frattempo, il Pd, e più in generale la sinistra, oltre a contestare il decreto Ong, chiede di aumentare i corridoi umanitari.



ATTESO (ANCORA) NUOVO PATTO PER LE MIGRAZIONI

Aumentando i corridoi umanitari, però, si aprirebbero le porte dell’Italia, che è già terra di primo approdo, e dell’Europa a migliaia di migranti, causando una situazione insostenibile non solo dal punto di vista economico, ma in primis da quello sociale. Una immigrazione incontrollata non può essere evidentemente la risposta né la soluzione, così come è evidente che a mettere in campo le politiche di regolarizzazione degli ingressi non può essere solo l’Italia. È bene ricordare allora che due anni fa la Commissione Ue ha proposto il nuovo patto per le migrazioni, dove si parla di responsabilità europea per i salvataggi e di redistribuzione dei migranti: dovrebbe essere approvato entro il 2024. Di fronte ad una Unione europea che si muove a rilento sul tema, come evidenziato da Alessandra Ricciardi sulle colonne dell’edizione odierna di Italia Oggi, la politica italiana deve essere in grado di trovare un minimo denominatore comune, perché strumentalizzazioni e polemiche ci indeboliscono e lasciano il problema così com’è.

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