Naufragio migranti a Cutro, parla l’arcivescovo di Crotone Raffaele Panzetta, uno dei primi ad intervenire sulla spiaggia della tragedia e a presediare l’apertura della camera ardente per le vittime. Dopo l’incontro con Mattarella intervistato da Avvenire, chiede alle istituzioni giustizia per chi non c’è più e solidarietà ed umanità nei confronti dei sopravvissuti. L’appello del vescovo si unisce al coro delle persone che hanno assistito al dramma: “quello che la gente ha gridato quando è arrivato il presidente della Repubblica, “giustizia!”. La verità è importante che sia chiarita, se c’è stata una falla nelle procedure. Poi dovremmo imparare da quanto accaduto, perché non si riproduca più“.



Una precisa richiesta di accertare quanto accaduto e stabilire se ci sono responsabilità, poi aggiunge anche che serve urgentemente una legislazione che metta ordine al fenomeno migratorio, nel quale convivono situazioni complesse e drammatiche che non possono essere semplificate. “Bisogna intensificare l’accoglienza ed il sentimento di umanità” che è già presente sia nelle persone che nelle istituzioni, ed il fatto che in molti si siano adoperati per cercare di salvare la vita ai migranti vittime del naufragio, ne è la prova.



Il Vescovo di Crotone “Ora più accoglienza e solidarietà per i sopravvissuti”

Le immagini simboliche del presidente Mattarella solo di fronte alle bare, e quella dei sindaci inginocchiati accanto al vescovo e all’imam di Crotone rappresentano sicuramente un momento forte e di profonda compassione umana, come sottolinea monsignor Panzetta: “è stato davvero un momento forte. Non le nascondo che appena sono accorso sulla spiaggia, davanti al gazebo sotto al quale erano ammassati tanti sacchi bianchi con le persone dentro, anche lì mi sono inginocchiato. Una necessità del cuore“.



Ma oltre a rendere giustizia e a cercare la verità per le vittime adesso la richiesta è precisa ed arriva anche dal Papa che ha ribadito la necessità di “un rinnovato impegno di accoglienza e solidarietà“. E come aggiunge anche il vescovo, “non basta salvare. Ora bisognerà vigilare perché, dopo l’attenzione dei riflettori, non siano dimenticate nel loro dolore ma continuino ad essere trattate come persone che hanno subito una ferita che segnerà per sempre la loro vita“. Occorre una legislazione, e strutture adeguate. Il futuro dei migranti in Italia non può essere rappresentato da “insediamenti di lavoratori che sono dei lager“.