La morte di Alexei Navalny, in un modo o nell’altro, ha sconvolto la quasi totalità dell’opinione pubblica, tanto in Russia, quanto in occidente. Come sempre accade in questi casi si sono formati due netti schieramenti: da un lato chi è convinto che il mandate di quello che sarebbe un omicidio è stato Putin; dall’altro chi crede alla teoria della ‘sindrome da morta improvvisa‘, certificata dalle autorità russe.



Di certo c’è, per ora, che Navalny è morto, se non altro, misteriosamente. Il corpo nessuno l’ha visto, neppure i suoi familiari che non riescono a trovarlo, mentre spuntano video più o meno verificati e verificabili del dissidente politico tumefatto, in preda alle convulsioni. Un evento strano e misterioso, del quale probabilmente non si avrà mai una spiegazione certa al 100%, ma solo voci e teorie. Voci e teorie che, tanto per la morte di Navalny, quanto per qualsiasi altro argomento scottante, alimenta i complottisti, che spuntano (si direbbe, come funghi) sui social. Una delle teorie più accreditate è che fosse un agente della CIA sotto copertura, ucciso dagli stessi americani per destabilizzare la Russia e, soprattutto Putin. Il grido è sempre lo stesso: ciò che dicono tutti non va bene e io lo dico chiaramente.



Le teorie dei media russi sulla morte di Navalny: “È il sacro sacrificio”

Ma oltre ai complottisti, specie se filo-putiniani (che si ricordi qualche mese fa tenevano il gas acceso per ‘protestare’ dopo la fine dei contratti commerciali con la Russia), la morte di Navalny ha creato un vero e proprio caso anche nella sua patria. Numerosi manifestanti sono scesi in strada (e sono stati arrestati), mentre i politici sembrano non aver mai sentito parlare di nessuno che si chiamasse in qual modo.

La morte di Navalny in Russia non è un tabù, ma non è neanche una cosa di cui si parla troppo, tanto che i telegiornali hanno dato la notizia come “morte del condannato”, senza nome. L’unica eccezione è il presidente della Duma, Vjacheslav Volodin, che ha puntato il dito contro gli “ovvi responsabili” della morte del dissidente, ovvero “Washington e Bruxelles“. Alcuni tra i giornalisti (allineati) parlando della morte di Navalny si sono spinti fino alla teoria del ‘sacro sacrificio‘. Questo termine indica evento, appunto il sacrificio di un “oppositore di cui incolpare le autorità”, che serve per “rovesciare Putin”, causando la “rabbia popolare”. Sacrificio, ovviamente, perpetrato dai nemici di Putin che ci guadagnerebbero a vederlo cadere. E chi sono i nemici secondo i media russi? L’ha detto Volodin: “Washington e Bruxelles”.